Pubblichiamo uno stralcio dell’omelia del cardinale Giacomo Biffi (1928-2015) pronunciata nella solennità dell’Assunzione di Maria il 15/08/1995 nel Parco di Villa Revedin a Bologna – in La donna ideale. Riflessioni sulla Madre di Dio, Esd, Bologna.
Nel colmo dell’estate – nel tempo in cui gli animi sono più rilassati e, si direbbe, meno disposti alle riflessioni più sostanziali e più alte – proprio nei giorni della spensieratezza torna la festa dell’Assunta a farci pensare.
È la più antica e la più solenne celebrazione in onore della Vergine Maria; ed è un appuntamento caro al nostro cuore. Ma è prima di tutto un appuntamento con la verità: la verità sulla Madonna e sulla sua ultima sorte; e poi anche la verità su di noi, sull’indole del nostro esistere, sull’esito della nostra avventura umana.
Al termine del suo pellegrinaggio terreno quest’umile donna di Galilea – così primariamente coinvolta nella vicenda che ci ha salvati – è stata accolta in cielo con la totalità del suo essere: sfuggendo alla legge della corruzione nel sepolcro. Perché le è stato riservato questo dono? A chi vive abitualmente nella luce della fede la risposta viene facile e semplice: perché è colei che ha generato nella natura umana l’unico Figlio di Dio; ed è naturale che con lui risorto anche lei regni risorta; perché lei, che è il primo e più eccelso capolavoro della redenzione divina, è giusto che sia la prima dopo Cristo a entrare nello splendore del mondo nuovo. (…)
A noi, alla nostra sete di certezze esistenziali, che cosa dice l’assunzione di Maria? Ci dice che Dio non è rimasto lontano ed estraneo, ma è entrato nella storia delle sue creature, e ha elevato i nostri destini oltre gli orizzonti che possiamo umanamente intravedere, verso mete che stanno più in là di ogni attesa. Ci dice che il Signore si è prefissato di riscattare tutto l’uomo nella sua realtà integrale.
Maria assunta in cielo è la concreta primizia di questa salvezza integrale; una salvezza che è offerta a tutti, perché è stata guadagnata dal Redentore di tutti con la sua morte e la sua risurrezione. Si capisce allora perché questa bella antica festa di agosto – oltre che un appuntamento con la verità – sia anche un appuntamento con la speranza.
E di speranza noi oggi abbiamo particolare bisogno, in questi nostri tempi che sembrano così frenetici e goderecci, e nel profondo sono così persi e desolati; che si illudono di essere liberi e senza tabù, e sono inceppati da mille condizionamenti e da mille tirannie; che sono storditi e sazi delle molte nozioni che gonfiano le menti senza nutrirle, e sono poi così poveri di saggezza.
Alla luce della verità che ci viene dall’Assunta, possiamo trovare risposta ai problemi più veri e più seri, quelli che di solito cerchiamo di rimuovere dalla nostra attenzione: il problema della vita e della morte, il problema del reale valore di ogni così detto progresso, il problema di come placare le nostre inquietudini e di come mitigare razionalmente le nostre angosce, il problema di trovare un senso plausibile al nostro vive- re e una fiducia rasserenante al nostro morire. (…)
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