Insomma, ora l’imperativo è risparmiare. Fino a ieri siamo stati spinti a spendere come se non ci fosse un domani, abbiamo comprato di tutto, dal cappotto al chihuahua al passeggino per il barboncino, dal Babbo Natale che si arrampica sul balcone fino alle Yeezy Slides (sì, le inguardabili ciabatte di gomma) di Chiara Ferragni, ora siamo al “contrordine compagni”, si torna indietro, imperativo risparmiare, whatever it takes, dobbiamo rallentare, rinunciare, sacrificare, decrescere.
È diventato il ritornello a tutti i tg, lo scrivono tutti i giornali e in effetti la strada sembra segnata. Ieri il Mite ha pubblicato il regolamento per «realizzare da subito risparmi utili a livello europeo a prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia», perché ovviamente la causa di tutti i mali al momento – con Donald Trump fuori gioco, o meglio che gioca in Pennsylvania ma non troppo sotto i riflettori – è Putin il terribile. «Tra le misure previste – scrive l’Ansa – una riduzione di 1 grado per il riscaldamento degli edifici, da 17 con più o meno 2 gradi di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili, da 19 con più o meno 2 gradi di tolleranza per tutti gli altri edifici».
E così spopolano i vademecum per aiutare le famiglie a risparmiare, principalmente sulle bollette, ma in realtà su tutto perché – dati Istat – il carrello della spesa ha già registrato il picco del +9,7%, record dal 1984 e l’inflazione ad agosto ha segnato il +8,4%. Non siamo comunque soli, non che l’adagio “mal comune mezzo gaudio”, sia consolante, però dobbiamo registrare che l’Europa, con intensità diverse si troverà nella nostra situazione. Per questo, qualche giorno fa a Praga 70 mila persone si sono radunate per protestare contro il governo di Peter Fiala, accusato di non aver fatto gli interessi nazionali appoggiando l’Ucraina dal punto di vista politico e militare. Il fiume dei 70 mila non esita a definire la politica di Praga succube dell’Unione Europa e della Nato e contesta le sanzioni imposte a Mosca che si sono ritorte contro i cittadini europei.
Il clima è incandescente, ma da noi presenta i tradizionali risvolti tragicomici. Nel Belpaese ci si diletta nel commentare l’ultima trovata del Nobel per la Fisica Giorgio Parisi ossia quella di risparmiare il gas spegnendolo quando l’acqua va in ebollizione e viene calata la pasta continuando la cottura a fuoco spento e con il coperchio sopra. A parte che appena la ha detta è morto un pastaio di Gragnano, ma soprattutto questa è un’idea che al limite – molto limite – potrebbe convincere i palati eretici – spesso americani – che cuociono la pasta in forno affogandola in acqua (sono lacrime?) o addirittura sfiorando la blasfemia cuocendo quella che chiamano pasta asciutta nel micro onde.
Un tempo comunque, in questo Paese il carboidrato complesso era sacro, non ci si poteva permettere di bistrattarlo così. Esigeva un certo rispetto, direi devozione. Cucinare la pasta non è solo un modo per rendere commestibile il grano e sopravvivere, è arte, cultura, storia tradizione, socialità e gusto, molto gusto, buon gusto. Quel gusto che tutti ci invidiano. Ok ma allora che fare per risparmiare?
La domanda resta, ma sempre più italiani pare si stiano invece chiedendo come mai siamo arrivati a questo punto e se la colpa sia veramente di Putin il terribile oppure ci sia il concorso di colpa di chi brandisce sanzioni a destra e a manca senza calcolare le conseguenze che ci si parano davanti in tutta la loro drammatica portata. Lasciateci la pasta, fatta come Dio comanda, è un bene irrinunciabile, le sanzioni anche no.
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