Domenica 26 luglio l’arcivescovo di Barcellona, Juan Jose Omella (foto a lato), ha celebrato una Messa funebre per le persone decedute nel pieno dell’emergenza sanitaria da Covid-19: 500 circa le persone, non solo cattoliche, invitate a prendere parte alla celebrazione nella Basilica della Sagrada Familia, cui è stata quindi data la possibilità di porgere l’estremo saluto, seppure a distanza di tempo, ai propri cari. Dall’inizio della pandemia, infatti, la Catalogna ha registrato quasi 6.000 decessi attribuiti al coronavirus, sul totale di quasi 28.500 morti per/con il virus registrate nell’intera Spagna, però le restrizioni imposte dalla situazione, similmente all’Italia, non avevano consentito un momento adeguato di saluto.
Un gesto lodevole, non scontato, questo del cardinal Omella, ma che assume una rilevanza ancora maggiore se si considera – come riporta Crux Now – che è stato fatto in aperto contrasto con le direttive statali. Infatti, dopo che a metà luglio i casi di persone contagiate da Covid-19 hanno ripreso a crescere, era stato imposto che potessero partecipare alle funzioni religiose solamente 10 persone: peccato che a tale data gli inviti per la celebrazione del 26 luglio fossero già stati spediti e Omella ha deciso di non fare passi indietro, anche alla luce del fatto che – sempre per disposizione governativa, volta al rilancio dell’economia – la Sagrada Familia è aperta ai turisti e può accogliere fino a 1.000 persone alla volta. Il che, in sostanza, significa: entrare nella Basilica in qualità di turista è possibile, ma per partecipare alla Santa Messa non lo è. Numeri alla mano, si tratta di un evidente controsenso logico che si configura, ha rilevato l’arcivescovo, come un «attacco alla libertà religiosa», contro il quale si è detto pronto ad agire anche sul piano legale. «È una disposizione», ha dichiarato, «che ci sembra ingiusta e discriminatoria, tenendo conto del fatto che siamo stati molto attenti e rispettosi nel mantenere le norme sanitarie richieste per gli spazi chiusi». Per di più, se anche tutte le 500 persone invitate avessero preso parte alla celebrazione, l’edificio ad opera di Gaudi si sarebbe riempito solamente al 23%: il fatto che domenica abbiano partecipato alla celebrazione circa 200 persone non presenta alcun problema, almeno sulla carta. Eppure Omella rischia di essere sanzionato.
Nel corso della celebrazione, l’arcivescovo di Barcellona non ha taciuto le difficoltà incontrate nel poter celebrare l’Eucarestia e ha sottolineato l’importanza di camminare uniti, guardando al bene comune. Volgendo quindi la riflessione al tema della sofferenza e al ruolo che ha avuto la Chiesa nell’emergenza sanitaria, Omella ha portato i presenti ad alzare lo sguardo a Dio e ha prendere coscienza del valore di andare in auto del prossimo e di vivere così, nella concretezza, l’essere chiesa, l’essere figli amati di Dio.
LIBERTÀ RELIGIOSA OGGI SOTTO ATTACCO
Il tema della libertà religiosa è oggi sempre più scottante. Lo si è visto, e non solo in Spagna, durante i mesi più intensi del coronavirus, con lo Stato che non sempre si è fermato sulla soglia delle chiese. Ma è anche un tema che interessa noi italiani in relazione al cosiddetto ddl Zan, che rischia di andare a “mettere un bavaglio” a coloro che professano verità di fede che potrebbero essere tacciate quali “omofobe”, “discriminanti” oppure volta a un presunto “incitamento all’odio” nei confronti di persone con tendenze omosessuali o transgender. Ed è anche una questione molto delicata a livello internazionale, come la recente prima preghiera alla Basilica di Santa Sofia ha (ri)messo in luce.
In tutto questo occorre dunque mantenere lo sguardo volto a Colui che è la Via, la Verità e la Vita, invocando una quotidiana conversione del cuore, sempre ricordando le Beatitudini: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5)
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