L’amministrazione Trump sta prendendo in seria considerazione la possibilità di dare una definizione restrittiva del “gender”, quale condizione biologica immutabile e definita fin dal momento della nascita. Il che, tradotto, significa che si nasce quali appartenenti a un determinato sesso (maschile o femminile) e che non è possibile cambiare la propria identità sessuata nel corso della vita.
Un provvedimento di semplice buon senso, sosterrà qualcuno, eppure oramai non così scontato. Tanto che le maggiori testate americane, nel dare la notizia, hanno messo in campo titoli dal tenore tragico, votato alla perdita di “diritti” da parte di milioni di persone; e non da meno è stata l’Ansa nostrana, con un sibillino Trump prepara stretta su transgender, che fa intendere – come poi esplicitato all’interno della notizia – che «l’amministrazione Trump si appresta a una stretta sui diritti acquisiti dalle persone transgender sotto la presidenza Obama».
Infatti, se questa nuova iniziativa di Trump dovesse trovare spazio, lamentano i fautori dei “diritti per tutti”, circa 1,4 milioni di persone americane che hanno scelto di riconoscersi nel sesso opposto a quello di nascita, attraverso la via chirurgica o meno, vedranno venir meno il riconoscimento acquisito durante l’era Obama, quando il concetto di sesso biologico aveva subito un allentamento, in favore di un determinismo individuale che andava a ricadere sull’intera società (con lotte su bagni, dormitori, prigioni, etc…).
Ma veniamo allo specifico della mossa lanciata dall’amministrazione Trump. Scrive il The American Conservative, riprendendo il memorandum ottenuto dal New York Times: «Ora il Dipartimento della salute e dei servizi umani sta guidando uno sforzo per stabilire una definizione legale di sesso sotto il Titolo IX, la legge federale sui diritti civili che vieta la discriminazione di genere nei programmi di istruzione che ricevono assistenza finanziaria governativa». Il Dipartimento ha infatti dichiarato che «le principali agenzie governative avevano bisogno di adottare una definizione esplicita e uniforme di genere determinata “su base biologica chiara, fondata nella scienza, oggettiva e gestibile”. La definizione proposta dell’agenzia definirà il sesso come maschile o femminile, immutabile e determinato dai genitali con cui una persona è nata […]. Qualsiasi disputa sul proprio sesso dovrà essere chiarita usando test genetici».
Per ovviare a qualsiasi tipo di fraintendimento, il Dipartimento fornisce quindi una spiegazione ancora più chiara e inequivocabile: «Sesso indica lo status di una persona come maschio o femmina, basato su tratti biologici immutabili identificabili prima della nascita o alla nascita» e «il sesso elencato sul certificato di nascita di una persona, come originariamente rilasciato, costituirà una prova definitiva del sesso di una persona, a meno che non venga confutato da prove genetiche affidabili».
Insomma, se la cosa dovesse andare in porto, si tornerebbe al sistema binario per cui o si appartiene al mondo XX, oppure al mondo XY, con buona pace per tutti gli altri possibili gender coniati in questi ultimi anni al fine di catalogare ogni singolo “sentimento” personale. Così facendo, quindi, si tornerà a ribadire che maschi e femmine sono uguali in dignità, ma radicalmente differenti… e, di conseguenza, non sarà neanche più così facile, per qualcuno nato maschio che si crede donna, vincere le competizioni sportive di categoria femminile grazie al surplus di testosterone tipico del sesso maschile, come ha recentemente fatto – suscitando diverse polemiche – il ciclista canadese Rachel McKinnon.
Gender defined as male or female, unchangeable, determined by the genitals that a person is born with.
How do you like them apples @rachelvmckinnon?
Thank god for Trump #MAGA pic.twitter.com/AP7V9ziff8
— Katie Hopkins (@KTHopkins) 21 ottobre 2018
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