«Scegliere la vita mi ha salvato la vita». Il messaggio che la statunitense Joy Villa, 27 anni, cantante che pochi mesi fa la prestigiosa rivista Glam’Mag ha incoronato come «la più sexy del mondo» della musica, ha lanciato in una recente intervista a LifeSiteNews è molto chiaro. E, nell’esprimerlo, ha scelto di raccontare un’esperienza personale ed assai delicata: quella di una gravidanza indesiderata vissuta 8 anni fa. La Villa, in quella occasione, si trovò davanti all’ormai classico, tragico bivio: abortire o non abortire? Manco a dirlo, alla giovane fu proposto un aborto. Un consiglio datole dal personale della clinica californiana dove si era rivolta e che, fortunatamente, non è stato ascoltato. La cantante ha difatti optato per un’altra strada: quella di tenere la bimba che aveva in grembo, di farla nascere e di darla in adozione.
«L’adozione è stata la risposta per me», ricorda Joy Villa, «sì, è stato spaventoso – questa situazione di vita reale è spaventosa. Affrontare l’ignoto è per forza di cose spaventoso: ma qual è l’alternativa? L’omicidio. Perché è questo che, in fondo, è l’aborto». Dunque, la cantante ha optato per non abortire. Una scelta che non solo ha evitato la morte certa a una vita ma, alla fine, ne ha salvate due.
La stessa Villa, infatti, è uscita trasformata da quella esperienza. Il perché, ancora una volta, è lei stessa a raccontarlo: «In un certo senso, questa piccola vita dentro di me mi ha salvato la vita. Infatti mi ha portato a smettere sia con la droga sia con l’alcol». Di qui l’entusiasta sottolineatura, da parte della donna, sull’importanza di considerare come esistano alternative all’aborto. Nella medesima intervista, la star ha poi fatto presente che non mancherà alla grande Marcia per la vita di Washington che, come noto, si terrà fra pochi giorni.
Ora, si potrebbe pensare che questa sia una testimonianza tutto sommato scontata e prevedibile, dal momento che Joy Villa è una nota pro life, come peraltro ha dimostrato sfoggiando sul red carpet dei Grammy Awards 2018 un abito e una borsetta palesemente antiabortisti. Invece non lo è.
Non soltanto per l’oggettiva bellezza del messaggio lanciato dalla cantante – che sconta pure la gravissima “colpa mediatica” di essere una sostenitrice di Donald Trump – ma anche perché il suo – quello per la vita – è un sentimento sempre più diffuso negli Stati Uniti. A certificarlo, proprio in questi giorni, è stata una rilevazione a cura del Marist Poll effettuata sondando un campione di poco più di 1.000 persone.
Ebbene, grazie a questa ricerca demoscopica si è appurato come, ad oggi, il 75% degli americani sia favorevole a limitazioni «sostanziali» dell’accesso all’aborto, in modo che, diversamente da quanto oggi avviene negli Usa, possa essere effettuato solamente nei primi tre mesi dal concepimento, e non oltre. Una percentuale, quella che appoggia l’idea di restrizioni all’aborto, che balza al 92% nel momento in cui si considera l’elettorato repubblicano ma che, curiosamente, rimane consistente (61%) anche fra coloro che si dichiarano pro choice e quindi, in sostanza, abortisti.
Sia la coraggiosa testimonianza di una cantante nota come Joy Villa, sia le sorprendenti rilevazioni demoscopiche poc’anzi riportate, sono dunque due facce della stessa medaglia: quella di un’America nella quale il vento pro life, per tutta una serie di motivi – che vanno dai numerosi film per la vita usciti, con successo, in questi anni, fino all’operato decisamente virtuoso, in tal senso, da parte dell’amministrazione Trump – è tornato a soffiare. Eccome. Il che è un fenomeno importante non solo per la causa antiabortista, ma anche e soprattutto perché dimostra un dato decisivo, e cioè che non è vero che quanto i progressisti vanno predicando da anni, vale a dire il fatto che da certi “diritti” «indietro non si torna». Perché la storia può cambiare direzione e, probabilmente, lo sta già facendo.
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