«Se non siamo uno, se siamo divisi, allora la nostra testimonianza di Cristo sarà divisa e il mondo non crederà nel Vangelo», ha detto il cardinale Robert Sarah, prefetto emerito al Culto divino, giovedì 22 febbraio, intervenendo al Simposio teologico organizzato dalla Scuola di Teologia del Tangaza University College (TUC) con sede in Kenya.
«Cercate l’unità innanzitutto nella fede cristiana, poi con i nostri connazionali e concittadini africani», ha affermato nel suo discorso centrato sul mandato missionario di Cristo. I cristiani disuniti, ha sottolineato Sarah, sono più «vulnerabili allo sfruttamento». «Se non lottiamo per l’unità in Cristo, la nostra situazione sarà ancora peggiore. Le divisioni religiose, etniche e politiche tra noi possono essere sfruttate da politici corrotti o anche da potenze straniere», ha rilevato il cardinale rivolgendosi in particolare al popolo cristiano d’Africa.
Le armi spirituali per favorire l’unità in Cristo sono, ha detto il porporato, la preghiera e il digiuno. «Rivolgendosi al Signore nella preghiera e nel digiuno, Dio ci solleva. Ci libera dall’egoismo e dalle meschinità e si rivela a noi in un modo o nell’altro. Ci disciplina affinché non lasciamo che piccole differenze ci impediscano di lavorare insieme in ogni modo possibile», ha detto Sarah.
Il discorso inaugurale del Simposio è stato tenuto dall’arcivescovo di Nairobi, monsignor Philip Anyolo, preoccupato per quello che ha descritto come un declino globale dello spirito missionario e ha invitato il popolo di Dio in Africa a riflettere su come può aiutare a rilanciare il lavoro missionario in tutto il mondo. «Lo slancio missionario è in declino in molte parti del mondo. La fede cristiana è in declino laddove prima dominava. In Europa, che un tempo era l’epicentro degli sforzi missionari cattolici, la Chiesa è in grave declino», ha chiosato monsignor Anyolo.
«I media bombardano le persone con messaggi secolari che sono fortemente negativi per il cristianesimo: la felicità viene dal sesso, la felicità viene dal denaro e la felicità si realizza nel potere. La vita è troppo impegnata per avere tempo per la religione», ha detto l’arcivescovo, aggiungendo che «l’Africa è influenzata negativamente anche dalle diverse culture, dai media secolarizzati e dalla visione democratica globalizzata del mondo».
Quindi il richiamo alle parole di Benedetto XVI nell’esortazione Africae Munus: «Un tesoro prezioso si trova nell’anima dell’Africa, dove percepisco un ‘polmone’ spirituale per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza, per la straordinaria ricchezza umana e spirituale dei suoi figli, delle sue culture variegate, del suo suolo e delle sue sostanze».
Che l’Africa possa davvero essere un “polmone” spirituale per l’Europa è stato rappresentato in modo plastico dalle parole pronunciate al Simposio dal nunzio apostolico in Kenya, monsignor Bert van Megen. «Di tutti i bambini che nascono nei Paesi Bassi, solo il 20% viene battezzato. Ciò significa che la stragrande maggioranza della popolazione che cresce ora è atea o non battezza e non ha alcun legame con la chiesa cattolica o altre chiese in generale. Questo è il futuro dell’Europa».
(Foto Ansa)
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