Anche se non si direbbe, non ci sono solamente le offese ai cristiani, le censure al Natale e i presepi sfregiati o devastati. Fortunatamente, la cronaca ogni tanto regala anche altro. Storie di tenore ben diverso se non opposto, nelle quali l’incanto dell’Avvento non solo esiste e resiste, ma si spinge oltre, arrivando a convertire i cuori delle persone. Anche quelli di quanti, con il loro comportamento, si erano mostrati indifferenti o lontani dalla sensibilità cristiana.
Un esempio, a tal proposito, ci viene dalla cronaca di quella provincia tanto cara a Giovannino Guareschi, anche in questo caso non quella della Bassa bensì quella lombarda. Per la precisione, siamo in località Bolognina a Bedizzole, paese di 13.000 anime nel Bresciano. In questa località gardesana, lungo la pista ciclopedonale, alcuni volontari avevano allestito il presepe lanciando l’invito a farvi una visita.
In questa riproduzione della Natività, c’erano, come da copione, tutti gli attori principali già posizionati, eccezione fatta per il Bambinello – atteso per Natale -, e in posizione figurava anche una eloquente targhetta con la scritta: «Non portarmi via». Usiamo il passato perché, nelle scorse ore, qualcuno ha pensato bene – incurante del poc’anzi citato invito alla civiltà – di portarsi via Maria e Giuseppe. Scoperto il furto, la comunità della Bolognina è rimasta comprensibilmente amareggiata.
Ne sono quindi seguiti – sui social e pure il loco, con un breve ma eloquente scritto («Voi che avete preso la Maria e Giuseppe, riportateli…») – appelli a restituire il maltolto. Ebbene, l’esperienza suggerisce che simili appelli, purtroppo, sono destinati a cader nel vuoto, come tentativi estremi e disperati. Invece a Bedizzole è la cosa andata diversamente e, dopo nemmeno 24 ore dal loro furto, sorpresa: Maria e Giuseppe sono ricomparsi. Colui o coloro che li avevano rubati si sono evidentemente pentiti e li hanno rimessi al loro posto.
Che dire, una storia il cui lieto fine era assai improbabile, una volta tanto, è invece finita bene. Merito di quell’appello: «Voi che avete preso la Maria e Giuseppe, riportateli…»? A vedute umane, sì. Ma riesce difficile levarsi dalla testa l’impressione che, nella mente e nel cuore di chi si era reso responsabile del furto in quel piccolo presepe di provincia, possa essere scattato qualcosa di più grande d’un semplice e pur significativo pentimento. Per esempio, la volontà di fare un’azione buona e di condividere con la propria comunità la gioia del Natale.
Dopotutto – senza per forza scomodare Charles Dickens e il suo celeberrimo Canto di Natale – si può rilevare come l’attesa della venuta di Gesù Cristo sia pure un appello non tanto ad aprire, bensì proprio ad allargare il cuore, facendo posto al Salvatore e alla Sua bontà, così da farla, per quanto possibile, anche nostra. Ed è indubbio come tale appello, grazie a Dio, sia rivolto a tutti, senza graduatorie né distinzioni. Anche dunque a quanti, com’è avvenuto a Bedizzole, stavano guastando una gioia salvo poi accorgersi che quello che stavano rubando non erano semplici statue, ma la possibilità stessa di partecipare, a loro volta, a quella Gioia.
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