In una piazza San Pietro gremita di fedeli, presidiata a un livello «di massima sicurezza» dalla Questura, e avvolta da una insolita coltre di nebbia, si sono svolte stamane, a partire dalle 9:30, le esequie funebri di Benedetto XVI. Alla funzione – elaborata dall’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Vaticano – oltre cardinali e vescovi, erano presenti numerose autorità internazionali (presidente della Polonia, Duda, dell’Ungheria, Novák, e numerosi reali, ecc.) – oltre al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e, alla sua sinistra, della Repubblica, Sergio Mattarella, arrivato una ventina di minuti prima dell’inizio.
Da segnalare anche la presenza, in San Pietro, di numerosi rappresentanti ecumenici, quali il metropolita Antony di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, sua grazia Andrea, vescovo di Bec del Patriarcato Serbo, sua eminenza il metropolita Emmanuel di Calcedonia, sua eminenza il metropolita Policarpo d’Italia, il metropolita Gennadios di Botswana del Patriarcato Greco Ortodosso di Alessandria. Diversi anche i patriarchi orientali; tra loro, Louis Raphael Sako da Baghdad e Bechara Rai da Beirut.
In prima fila – nel banco in assoluto più vicino alla bara di cipresso, posizionata al centro del sagrato – il segretario particolare del Papa emerito, monsignor Georg Gänswein, le laiche consacrate di Memores Domini che, come ricordava ieri il Timone, sono state per anni la «famiglia» di Benedetto XVI. Com’era previsto, i funerali sono stati in forma «solenne ma sobria». La stessa omelia di Papa Francesco è stata essenziale e breve e, richiamando il versetto del Vangelo delle esequie – «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» – e citando Gregorio Magno (lo stesso che aveva citato anche in occasione della sua elezione) -, ha visto due riferimenti a Benedetto XVI, definito «fratello» e «fedele amico dello Sposo».
«Siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza», sono state per l’esattezza le parole di Papa Francesco, «per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde; vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni». «È il Popolo fedele di Dio che, riunito, accompagna e affida la vita di chi è stato suo pastore», ha inoltre aggiunto il pontefice, concludendo così la sua omelia: «Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!».
C’è chi ha osservato come, soffermandosi più volte, nel suo saluto al predecessore – fatto totalmente inedito nella storia della Chiesa -, al termine «mani», quelle dell’affidamento al Padre citate Vangelo ma non solo, Papa Francesco abbia voluto effettuare un riferimento alle dimissioni di Benedetto; possibile. Di certo, le esequie sono state un momento di grande intensità. E il fatto che inizialmente, come ricordato, su una San Pietro affollata da 50.000 persone (tra le quali spiccava lo striscione «Santo subito») ci fosse una irrituale nebbia che poi si è progressivamente sollevata, fa quasi pensare ad un segno del Cielo su una Chiesa che, esaurita l’anomalia di due Papi, uno regnante ed uno emerito, torna alla sua fisionomia di sempre. (Fonte foto: screenshot, Rainews e Facebook)
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