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«L’adattamento al mainstream non può aprire un futuro alla Chiesa»
NEWS 27 Luglio 2022    di Redazione

«L’adattamento al mainstream non può aprire un futuro alla Chiesa»

Il cardinale Müller ha concesso un’intervista a Lothar C. Rilinger della CNA Deutsch dove tocca molti argomenti di attualità ecclesiale.

A proposito delle polemiche sul sinodo della chiesa tedesca, l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede ha ricordato che «I vescovi pensano di avere l’autorità per fondare una nuova Chiesa, ma la perdono nel momento in cui si rivoltano contro la legge divina. Un vescovo eretico o scismatico non ha bisogno di essere seguito da un cattolico credente. , siamo chiamati a resistere per difendere la vera Chiesa». Rispondendo poi alla domanda se egli veda il rischio “scisma” nella Chiesa in seguito al processo sinodale tedesco, Müller risponde affermando che «Anche se papa Francesco dice di non temere uno scisma nella Chiesa […] non sono rassicurato da questo. Vedo un pericolo. Francesco è rafforzato nella sua visione dalle persone a lui vicine, che tendono a vedere nei teologi che si impegnano per la conservazione e l’insegnamento [della fede, ndr] degli avversari che vogliono attaccarlo».

«L’adattamento al mainstream non può aprire un futuro alla chiesa», ha sentenziato Müller. «Sebbene questo processo sia chiamato liberalizzazione, questa parola tanto in voga nasconde la relativizzazione della fede e della rivelazione. Il cardinale John Henry Newman (1801–1890) lo ha sottolineato con forza. Liberale significa qui, in senso modernista, adattare la fede rivelata da Dio alle esigenze dei credenti, facendo così propria la concezione della visione del mondo puramente naturalistico-immanente della «morte di Dio» (Nietzsche). La conseguenza di questa liberalizzazione è che sempre più persone abbandonano la Chiesa, poiché l’adattamento al mainstream della definizione dell’uomo come «senza Dio» dissolve l’unicità della Chiesa. I fedeli cercano nella Chiesa qualcosa di più di quello che viene loro offerto dai luoghi comuni e dalle banalità dei politici e dei media. Se poi, per impedire ai fedeli di andarsene, si procede a una maggiore liberalizzazione, si a queste persone un motivo in più per voltare le spalle alla Chiesa di Cristo».

A proposito della riforma della curia romana, recentemente varata da papa Francesco con la costituzione Praedicate Evangelium, il cardinale dubita che «i protagonisti di questa “riforma curiale” comprendano le conseguenze del loro approccio piuttosto laico. Perché reagiscono di più agli applausi della mentalità secolarizzata, dove si tratta solo di potere e ripartizione, piuttosto che di servizio e di dedizione. Ci vuole, però, il coraggio dimettere in risalto la proprietà della Chiesa del Dio trinitario, che in Cristo è e deve essere il sacramento della salvezza del mondo.La Chiesa, pur avendo bisogno di mezzi umani per compiere la sua missione, non è fondata per ricercare la gloria terrena, ma per diffondere l’umiltà e l’abnegazione anche con il suo esempio”» (Lumen gentium, 8).

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