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Accordo Vaticano-Cina, per Chen è come «vendere Dio al diavolo»
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28 Novembre 2018

Accordo Vaticano-Cina, per Chen è come «vendere Dio al diavolo»

Come «vendere Dio al diavolo». Non usa mezzi termini Chen Guangcheng per definire l’accordo provvisorio che il Vaticano ha sottoscritto lo scorso 22 settembre con la Cina. Chen è l’attivista cinese, presto divenuto completamente cieco, che si è distinto per aver denunciato per anni le sterilizzazioni e gli aborti forzati connessi alla disumana politica del figlio unico praticata in Cina dal regime comunista. Nel 2012, dopo aver scontato una condanna a quattro anni e tre mesi di prigione (conseguente alla sua azione legale contro gli abusi perpetrati dalle autorità) e un altro paio d’anni di arresti domiciliari, Chen era riuscito a fuggire trovando rifugio nell’ambasciata statunitense a Pechino, trasferendosi infine negli Usa con la sua famiglia. Oggi Chen collabora al Witherspoon Institute, un istituto di ricerca di area conservatrice, e all’Università Cattolica d’America, un’università pontificia fondata nel 1887.

L’intervento di Chen è stato pubblicato dal Public Discourse, dove l’attivista di 47 anni si dice sconvolto dal recente accordo. «Sono cresciuto sotto questo sistema Stato-Partito e ho sperimentato personalmente la violenza e la brutalità del Partito comunista, e ho conosciuto e lavorato con innumerevoli persone che sono state perseguitate per le loro convinzioni. È stato quindi con intenso shock e sgomento che ho visto prendere forma il riavvicinamento del Vaticano con la Cina». Chen scrive che «ciò che attualmente sappiamo dell’accordo è che il Vaticano cederà la selezione dei vescovi in Cina al Partito comunista [riservandosi in teoria la nomina o meno dei candidati proposti dal regime, sebbene non si sappia in che termini perché il testo è tuttora segreto, ndr]. In cambio il PCC riconoscerà il papa come capo ufficiale della Chiesa cattolica». Ma quest’ultimo riconoscimento è una «concessione misera» perché è «come ammettere che il cielo è blu».

Secondo Chen, «il fatto che il Vaticano consideri questi termini come una base accettabile per la riconciliazione con un brutale regime dittatoriale è uno schiaffo in faccia a milioni di cattolici e di altri fedeli religiosi in Cina che hanno subito una reale persecuzione sotto il PCC». Il Partito comunista cerca di controllare tutto, ricorda Chen, e di imporre un ateismo di Stato, sentendosi minacciato dalla crescita generale del sentimento religioso nel Paese, che è molto vivo a dispetto delle persecuzioni. In particolare, «negli ultimi 10 anni il PCC ha attaccato in modo aggressivo chiese cattoliche e protestanti sotterranee, innanzitutto scagliandosi contro i simboli religiosi e smantellando le croci. Più di recente, hanno apertamente distrutto delle chiese», oltre ad arrestare sacerdoti e membri di congregazioni, con molteplici casi di scomparse e torture, a cui molti hanno resistito «provando la potenza della loro fede».

La libertà religiosa è quindi nei fatti assente e i credenti – soprattutto cattolici, protestanti e musulmani – sono spesso costretti ad aderire a comunità «ufficiali» dalla parvenza religiosa, ma dove in realtà i membri «possono essere strettamente monitorati» e sono spinti a cantare canzoni comuniste e issare la bandiera cinese nei loro luoghi di culto. Alla luce di questa triste realtà, Chen giudica «assurdo» il coinvolgimento del Partito comunista nella scelta dei vescovi, un fatto che «perfino i non cattolici trovano estremamente difficile da capire» e che è «una mossa spudoratamente politica designata a servire soltanto gli interessi del PCC». Seguono le parole più dure contro l’accordo: «Non solo l’azione del PCC che seleziona i vescovi cattolici rappresenta un grave declino per il Vaticano, ma è l’equivalente di inchinarsi al male, di vendere Dio al diavolo».

Sessantasette anni dopo, era il 1951, l’interruzione dei rapporti con la Cina (perché già allora i comunisti pretendevano di controllare tutto, «incluso il regno spirituale») e la conseguente resistenza, il Vaticano «sta gettando via i suoi valori e accettando la leadership del PCC». Chen si dice perciò «certo che i membri attivi delle chiese sotterranee in Cina, che hanno perseverato per così tanto tempo contro l’opprimente persecuzione, possono solo sentirsi traditi. Devono certamente sentire che il Vaticano si sta allontanando da Dio e avvicinando all’umano mondo superficiale del vizio – più vicino a un Partito comunista che è responsabile della morte di oltre 400 milioni di bambini non nati e centinaia di milioni di cinesi. Può effettivamente ciò rappresentare la volontà dei cieli?».

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