Oggi ricorrono 100 anni dalla nascita di Giovanni Paolo II, il santo papa polacco nato appunto il 18 maggio 1920 in Polonia, a Wadowice. Recentemente il papa emerito Benedetto XVI ha pubblicato un ricordo personale dell’amico e predecessore.
La vita di san Giovanni Paolo II è stata suddivisa in quattro atti da padre Raymond J. de Souza per il National catholic register.
I ATTO
La fine dell’età imperiale e monarchica e ciò che sarebbe seguito. Quello era il mondo in cui nacque Karol Wojtyła. Nel 1918, lo stato della Polonia tornò sulla mappa dell’Europa dopo oltre un secolo di assenza; era stato soppresso e diviso nel 1795 dagli imperi circostanti, Prussia (Germania), Russia e Austria-Ungheria. Cracovia apparteneva alla corona austriaca e il padre di Karol Wojtyła era un soldato delle forze armate asburgiche prima del 1918. In effetti, nel 2004, quando San Giovanni Paolo II beatificò l’ultimo imperatore asburgico, Karl (morto nel 1922), osservò che Karl era “il sovrano di mio padre”. Il nuovo stato polacco si sarebbe fondato sui principi di democrazia e governo costituzionale? O avrebbe seguito le opzioni totalitarie emergenti ad est (comunismo sovietico) e ad ovest (socialismo nazionale tedesco)?
II ATTO
È iniziato in modo drammatico nel settembre del 1939. Sia i nazisti che i sovietici avrebbero invaso la Polonia e l’avrebbero ritagliata, appena 20 anni dopo il suo ritorno sulla mappa dell’Europa. Wojtyła arrivò a Cracovia dalla sua città natale di Wadowice nel 1938. Trascorse i successivi 40 anni fino alla sua elezione a papa nella sua “amata Cracovia … dove ogni pietra e mattone mi sono cari”. E per tutto quel tempo combatté la crudeltà dei totalitarismi gemelli, l’occupazione nazista durante la Seconda guerra mondiale e poi il dominio sovietico dopo la “pace” della guerra fredda. I polacchi lamentano che il loro paese ha “perso” la seconda guerra mondiale due volte, prima nei combattimenti e la seconda nella “pace”. Come seminarista clandestino, sacerdote e poi vescovo, Wojtyła trascorse tutta la sua vita da adulto combattendo contro la tirannia dello stato. Proprio come il popolo polacco e la sua identità erano sopravvissuti dal 1795 al 1918 senza uno stato polacco, attingendo al loro carattere religioso, culturale e storico, così anche Wojtyła combatté il comunismo con le armi della cultura, al centro delle quali c’era la fede cattolica della Polonia.
III ATTO
È iniziato nel 1978, quando il cardinale Wojtyla fu eletto papa Giovanni Paolo II. Per 13 anni come principale pastore del mondo, avrebbe espresso la fondamentale ingiustizia del trattato di Yalta, che ha consegnato l’Europa orientale alla schiavitù nell’impero sovietico. La sua testimonianza fu particolarmente potente nella sua nativa Polonia, dove i suoi pellegrinaggi furono un terremoto che fece crollare Yalta. La sua visita del 1979 in patria portò l’anno successivo alla fondazione del sindacato di Solidarnosc, che divenne rapidamente un movimento di resistenza nazionale. Dopo 10 anni la Polonia era libera dal comunismo e divenne il primo tassello a cadere di un “domino” che avrebbe portato alla fine di quello che il presidente Ronald Reagan chiamava “impero del male”. Il terzo atto della vita di Giovanni Paolo comportò una completa difesa dei diritti umani, radicando l’argomento non nella filosofia politica dell’Illuminismo ma nella dignità della persona umana, creata a immagine di Dio e redenta in Cristo Gesù.
IV ATTO
Ha avuto inizio dopo la demolizione del muro di Berlino del 1989 e la dissoluzione del 1991 della stessa Unione Sovietica. Avendo guidato la sconfitta del comunismo totalitario, iniziò a proporre l’umanesimo cristiano come il fondamento duraturo della società libera, una società radicata nella verità sulla persona umana e ordinata verso il suo bene supremo. Iniziò così uno dei decenni magisteriali più intensi nella storia del papato: Redemptoris Missio (1990); Centesimus Annus (1991); Veritatis Splendor (1993); Evangelium Vitae (1995); Ut Unum Sint (1995). Nel 1998, per celebrare il suo ventesimo anniversario da papa, pubblicò Fides et Ratio, sul rapporto tra fede e ragione, difendendo la possibilità della ragione di conoscere la verità e la necessità della fede per consentire alla ragione di porre le domande più fondamentali dell’essere umano. E mentre tutto ciò avveniva, nel 1992, pubblicò il Catechismo della Chiesa Cattolica, l’atto papale con il maggiore impatto sulla vita cattolica ordinaria dalla riforma della liturgia di San Paolo VI nel 1969.
C’è stato un V atto nella vita di San Giovanni Paolo II, dal Grande Giubileo dell’anno 2000 fino alla sua morte avvenuta nella festa della Divina Misericordia nel 2005. Su questo atto restano le parole di Benedetto XVI rese pubbliche qualche giorno fa: «Nel suo ultimo libro Memoria e Identità, pubblicato alla vigilia della sua morte, il Papa ha nuovamente sintetizzato il messaggio della Divina Misericordia. Fa notare che suor Faustina Kowalska è morta prima degli orrori della Seconda guerra mondiale, ma aveva già dato la risposta del Signore a quanto fu così insopportabile. Era come se Cristo volesse dire attraverso Faustina: “Il male non sarà la vittoria definitiva. Il segreto pasquale afferma che il bene alla fine sarà vittorioso, che la vita trionferà sulla morte e che l’amore trionferà sull’odio”».
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