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26.12.2024

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La verginità consacrata, un’antica vocazione in ascesa
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29 Ottobre 2024

La verginità consacrata, un’antica vocazione in ascesa

Indossa un abito bianco dirigendosi verso l’altare, proprio come una sposa, ma ad attenderla non c’è uno sposo in carne ed ossa ma Gesù Cristo. Stiamo parlando delle vergini consacrate. La consacrazione religiosa è, infatti, anche nel suo rito, molto simile ad un matrimonio ed è un fenomeno decisamente in ascesa che ha visto una vera e propria rinascita a partire dal Concilio Vaticano II, che ne ha rivisto il rito.

Oggi ci sono più di 4.000 religiose consacrate nel mondo, 307 delle quali negli Stati Uniti, secondo Judith Stegman, presidente dell’Associazione statunitense delle vergini consacrate (USACV) e canonista. Da quando il Vaticano ha ulteriormente ridefinito il ruolo e la formazione delle vergini consacrate nel 2018, Jenna Marie Cooper, canonista, scrittrice e vergine consacrata, ha notato un numero crescente di donne che scelgono di consacrarsi a Dio.

La verginità consacrata prevede una vita di preghiera, il servizio in diocesi e l’obbligo del celibato. Nel rito della consacrazione, la candidata esprime, come nel matrimonio, attraverso una serie di domande, il suo consenso ad abbracciare la vita religiosa e viene consacrata dal vescovo attraverso la preghiera di consacrazione pronunciata da quest’ultimo, ha spiegato Cooper.

Le donne indossano per la cerimonia un abito bianco che ricorda un abito da sposa e che fa riferimento anche alla veste battesimale. Il ruolo delle religiose è simile a quello del sacerdote: il sacerdote rappresenta “un altro Cristo” ed è sposo della Chiesa, allo stesso modo, una vergine consacrata rappresenta la sposa di Cristo ed è immagine della Chiesa. C’è, poi una differenza tra le religiose legate a un ordine che si trasferiscono dove le istruiscono i superiori, e una vergine consacrata che è legata a una diocesi e collabora con il suo vescovo locale, anche se non fa voto di obbedienza come fanno molti ordini religiosi.

Tuttavia, la sua non è solo una mera collaborazione, ma si tratta di “ una presenza orante”, ha spiegato Cooper: «Avere donne che si impegnano a pregare per una determinata diocesi, determinati sacerdoti o una determinata Chiesa locale è qualcosa di molto importante, così com’è importante per la gente avere donne che pregano per loro in modo materno». Inoltre, le vergini consacrate recitano regolarmente la Liturgia delle Ore, che è la preghiera della Chiesa.

Coma afferma Judith Stegman, presidente dell’Associazione statunitense delle vergini consacrate (USACV) e canonista: «Ci viene consegnato l’Ufficio Divino durante la cerimonia di consacrazione e l’introduzione al rito dice specificamente che dovremmo pregare almeno le preghiere del mattino e della sera dall’Ufficio». La pratica della verginità consacrata diminuì nel VI secolo quando la vita religiosa monastica divenne più popolare. E arrivò ad essere estremamente rara nel Medioevo.

Ci fu anche un momento in cui le vergini consacrate non furono ammesse dalla Chiesa e fu all’inizio del XX secolo, ma il Vaticano II annunciò successivamente la decisione di rivedere il rito della verginità consacrata nel paragrafo 80 della Sacrosanctum Concilium. Dopodiché la Chiesa ha riaffermato la vocazione delle vergini per poi svilupparne ulteriormente l’assetto nel 2018 nel documento Ecclesiae Sponsae Imago. Proprio quest’ultimo documento ha contribuito a far crescere e a definire meglio questa vocazione, della quale, come già notato dal Timone, si registra un aumento anche in Polonia.

Cooper ha detto che anche dopo la sua consacrazione nel 2009, ha visto un crescente interesse negli ultimi cinque-dieci anni e un maggior numero di diocesi che offrono programmi di formazione. «Ma la mia speranza è che le diocesi si concentrino davvero su buoni programmi e si impegnino ad integrare le vergini consacrate nella vita della Chiesa locale in un modo che promuova il benessere di tutti. Spero anche che i vescovi vedano il dono che questo è per la Chiesa e ne facciano buon uso», ha chiosato Cooper. (Foto: Screenshot “Isaac Ross”, YouTube)

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