Ci sono droghe che per il fatto di non rientrare nella lista ufficiale non vengono considerate come tali. Una di queste è la pornografia. Ed è tra le più subdole, perché mascherata da una non troppo chiara “libertà”, quel genere di libertà che ti permette di fare ciò che vuoi, con chi vuoi e quando vuoi. Peccato che diventa incontrollabile e quindi sa tanto di schiavitù.
Desiderio irrefrenabile di immagini sempre più forti. Reificazione del corpo. Dipendenza. Queste sono solo alcune delle conseguenze della schiavitù della pornografia. «Toglie la libertà di decisione, mina la propria volontà di dire “no”, ruba tempo, riduce una sana visione degli altri e di se stessi», così ne descrive gli effetti il sacerdote Patxi Bronchalo.
Il demonio infatti sa bene dove colpirci, va al cuore della faccenda, agisce proprio lì dove siamo simili al nostro Creatore. Lì dove Dio ha dato il dono della fecondità, dell’apertura alla vita, della cura del proprio corpo come tempio del Suo Spirito. La pornografia vuole insegnarci che siamo solo carne, ma sappiamo bene che così non può essere. Quello che scegliamo con la nostra libertà fisica, quello che facciamo agli altri e viceversa, ha conseguenze sull’anima. Ma oggi è la normalità. Così la generazione che stiamo crescendo imparerà a convivere con un un tipo di sessualità irreale, degradante, violenta, che scinde irrimediabilmente il corpo dall’anima.
E poi conviene. Al mondo conviene tenere in piedi il dominio faraonico della pornografia, il mercato compulsivo che idolatra il corpo e i suoi bisogni sempre più irraggiungibili, togliendo di mezzo l’amore. È tenuto in piedi da una grande bugia di fondo: tu vali tanto quanto sai fare, tanto quanto le tue voglie vengono soddisfatte. L’altro è un mezzo, il tuo corpo è un mezzo. Tu non pensare ai tuoi fallimenti, svagati, così ci pensa qualcun altro a decidere per te, mentre tu sei come messo in pausa, senza capacità decisionale.
«Una persona che ha presupposto che la vita sia quella che è e che non c’è altra soluzione che trovare sollievo nel porno è una persona gestibile», con queste parole sentenzia ancora padre Patxi Bronchalo. È proprio questa la chiave del discorso, il porno collabora a rendere la società sempre più gestibile. Manipola l’uomo che non troverà altra via d’uscita se non quella di inginocchiarsi a video, immagini sempre più facili da reperire. Così si troverà sempre più isolato, solo. E una società fatta di individui tristi e soli è più facile da indottrinare, da controllare. Non a caso nel 2020 la decisione di Porhub, il portale a luci rosse più conosciuto, di aver devoluto la propria percentuale di proventi del mese di marzo della piattaforma Modelhub per “aiutare” il nostro Paese, è stata diffusa su qualsiasi piattaforma. In poche parole, contenuti prima a pagamento sono stati resi disponibili per tutti. Eh sì, rinchiusi a casa va bene, ma almeno che ci venga fornita una “sana” dose di piacere.
Ci sta proprio bene citare il titolo del libro “La rivoluzione sessuale globale. Distruzione della libertà in nome della libertà”, di Gabriele Kuby. Ottima fonte per fare un po’ di chiarezza, per capire da dove viene questa necessità di controllo e come viene messa in pratica, per avere un minimo di luce e sale in zucca. Non lasciamoci distruggere la nostra libertà, chiediamo aiuto. Amici, sacerdoti, psicologi formati. A patto che non siano di quelli che pensano tutto questo sia la normalità e si accodano all’andrà tutto bene tanto in voga. Appelliamoci a Dio, l’unico specchio nel quale ammirare il riflesso del nostro vero valore.
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