In autunno sarà freddo e l’inverno pieno di ghiaccio, lo preannuncia il prezzo record del gas sul mercato spot TTF che ha raggiunto i 241 euro per MW/h, sei volte il prezzo dell’anno scorso. Anche se questi sono prezzi spot, allo stesso modo i contratti a lungo termine stanno mostrando una costante crescita.
Forse sopravvivremo a qualche grado in meno al termosifone con un maglione in più, senz’altro saremo resilienti, come si ama dire oggi, vedendo qualche lampione spento o un monumento al buio. Resisteremo. Ma come faranno a riaprire bottega tante imprese? E quelle che resteranno in trincea su chi scaricheranno i maggiori costi?
«Con l’arrivo dell’autunno, oltre a garantire quei benefici che hanno alleviato la sofferenza dei consumatori domestici, dobbiamo pensare anche alle imprese. Occorrono nervi saldi, ci vuole un senso di responsabilità di tutte le forze politiche e del sistema nel suo insieme perché la situazione è particolarmente grave». Lo ha detto anche Stefano Saglia dell’Autorità di regolazione energia, reti e ambiente, intervenendo ier al dibattito ‘Approvvigionamento e indipendenza energetica’ al Meeting di Rimini.
Al governo che verrà, quello frutto delle urne del prossimo 25 settembre, si prospetta una bolletta del gas difficile da saldare.
«Andiamo verso un periodo particolarmente difficile che non ho paura a definire drammatico», ha aggiunto Saglia, indicando che «ci siamo resi conto che [la transizione ecologica, ndr] aveva un baco al suo interno: l’illusione che gli idrocarburi non servissero più». Un sano bagno di realismo che Saglia ha proposto, dicendo che quello della transizione ecologica è «un percorso che necessita decisioni politiche e investimenti di lungo termine che non portano risultati immediati. Sono processi lunghi. Il nuovo governo dovrà mettere immediatamente mano al piano nazionale di energia e clima perché oggi i problemi da affrontare sono completamente diversi, il piano va aggiornato senza pregiudizi da un punto di vista ideologico».
Fenomeni speculativi a parte, questo aumento del prezzo del gas ha ovviamente a che fare con le sanzioni alla Russia e le conseguenti contromosse di Mosca. Al di là delle ragioni o dei torti che si vogliano attribuire a Vladimir Putin, che certamente ha aggredito l’Ucraina, non si può dire che le sanzioni abbiano sanzionato, anzi. Gazprom brucia il gas in eccesso semplicemente per non venderlo. Perché non ha bisogno di farlo proprio grazie al mostruoso aumento dei prezzi che sostiene l’economia dell’azienda e della Russia tutta. Inoltre, abbassando l’offerta rimane la spinta inflattiva esogena sulle economie europee.
Il problema del costo dell’energia rischia davvero di avere conseguenze devastanti nel sistema produttivo italiano, causando una vera e propria moria delle imprese, con ovvie conseguenze in materia di occupazione.
Il governo che verrà dovrà affrontate questo problema con urgenza assoluta; il modo in cui la Ue ha gestito il conflitto in Ucraina rileva ormai in modo sempre più chiaro come i prezzi economici di questo conflitto li pagherà proprio l’Europa. E soprattutto l’Italia.
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