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26.12.2024

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La Stone bloccata su Bumble, icona dell’amore liquido
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1 Gennaio 2020

La Stone bloccata su Bumble, icona dell’amore liquido

Sharon Stone si è pubblicamente lamentata, sul suo profilo Twitter, per aver visto il suo profilo bloccato su Bumble, una App di incontri che si differenzia dalle tante perché, nel caso di utenti eterosessuali, a gestire il primo contatto possono essere solamente le donne.

La Stone, nota icona sexy del cinema statunitense, nonostante abbia oramai passato i sessant’anni e abbia alle spalle due matrimoni falliti e tre figli adolescenti a carico, pare infatti – secondo quanto scrive il Guardiannon riuscire «a prendersi una pausa con gli appuntamenti online». Tuttavia la sua notorietà in questo campo non gioca a suo favore perché, come ha affermato un rappresentante di Bumble: «Essendo l’icona che è, possiamo capire come molti dei nostri utenti abbiano ritenuto che fosse troppo bello per essere vero». Di qui la segnalazione circa la falsità del profilo e il conseguente blocco dello stesso. Ad ogni modo, l’equivoco è stato chiarito e la Stone è di nuovo utente attiva della App di incontri, per la gioia di taluni e l’indifferenza di altri.

Questa notizia, tuttavia, ci mette di fronte a un fenomeno oramai talmente consueto da rischiare di passare inosservato: la liquidità delle relazioni che è andata diffondendosi da una cinquantina d’anni a questa parte, come ben si evince anche da dati Istat, che di anno in anno si fanno sempre più allarmanti rispetto al calo dei matrimoni, all’aumento di separazioni e divorzi, alla diminuzione delle nascite e all’incremento esponenziale di persone che – spesso per scelta – vivono da single.

Tutti temi, questi, che sono diventati oggetto del dossier del primo numero del Timone del 2020, che titola: 50 anni di amore liquido – Dalla legge sul divorzio agli appuntamenti online, il trionfo della rivoluzione sessuale e la fine del “per sempre”. Un focus variegato, appunto, che vuole mettere in luce come il fatto di contraddire l’insegnamento evangelico «Non è bene che l’uomo sia solo», unito all’abbandono della legge naturale, non fa altro che produrre infelicità: negli adulti, compulsivamente portati a cercare qualcosa che sazi la loro sete di Bene, ma anche nei bambini, concepiti e cresciuti in un clima di fragilità esistenziale e relazionale senza precedenti.

Come affermava il filosofo Augusto del Noce, del quale il 30 dicembre è ricorso il trentesimo anniversario della morte, nel suo L’erotismo alla conquista della società, la rivoluzione sessuale portava in sé un cambiamento del senso del pudore e un conseguente attacco alla famiglia. «Ora, notava Del Noce», scrive Luca Del Pozzo su Tempi, «tutto l’essenziale della rivoluzione sessuale era stato detto quarant’anni prima da Wilhelm Reich nell’opera intitolata, appunto, La rivoluzione sessuale. […] Qual era il punto, in cosa consisteva la tesi portante del Reich? Che non erano possibili compromessi tra la morale tradizionale e la liberalizzazione sessuale. E questo perché secondo l’Autore, rilevava Del Noce, “[…] non esiste alcun ordine di fini, nessuna autorità metaempirica di valori”. L’uomo non è altro che un insieme di bisogni fisici soddisfatti i quali sarà felice. Ma quale tra i bisogni è più forte di quello sessuale? Dunque, dice Del Noce, “[…] nucleo della vita sarà la felicità sessuale; poiché il pieno appagamento sessuale è possibile, la felicità è dunque raggiungibile”. […]

Dunque, la parola d’ordine del Reich fatta propria dai sessantottini era: liberazione sessuale. Ma questo implicava abbattere l’istituto sociale repressivo per eccellenza, ossia la famiglia monogamica tradizionale in quanto portatrice dell’idea di tradizione, cioè di un ordine di verità immutabili da, appunto, tradere, trasmettere, consegnare da una generazione all’altra. Se infatti non esiste alcun ordine di valori immutabili e di verità meta-empiriche, ne consegue che la famiglia, deputata alla trasmissione di quell’ordine, non ha più motivo di esistere».

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