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La stella dei Magi secondo Bonaventura, Cusano e Biffi
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6 Gennaio 2020

La stella dei Magi secondo Bonaventura, Cusano e Biffi

Pubblichiamo alcuni stralci liberamente tratti da Sr. Chiara Alba Mastrorilli, Una stella per tre cardinali. Spunti di cristologia nei Sermoni sull’Epifania: Bonaventura da Bagnoregio, Nicolò Cusano e Giacomo Biffi, La Nottola di Minerva, Rivista di Filosofia e Cultura, Anno XIII, n. 1-6 gen-giu/giu-dic 2015 (fonte)

di Sr. Chiara Alba Mastrorilli

Il racconto della visita dei Magi offre l’occasione di molte riflessioni, anzi essendo una pagina ispirata è parola inesauribile, parola di Dio che può esser letta e interpretata a più livelli, per i molteplici sensi di cui è ricca la parola rivelata e per le applicazioni alla nostra vita, inserita in un breve segmento della storia umana e del cammino ecclesiale.

La nostra attenzione sarà rivolta qui solo ad un aspetto, tra i molti possibili, e precisamente all’immagine della stella luminosa del vangelo di Matteo come è vista dai nostri tre Autori in riferimento alla propria dottrina cristologica.

BONAVENTURA DA BAGNOREGIO (1217-1274)

Il Sermone 155 (dell’anno 1254) è uno dei testi in cui si parla esplicitamente della stella. La manifestazione del Salvatore inizia con il mostrarsi del segno, la stella “raggiante”.

L’astro luminoso precede e indica qual è lo scopo della ricerca umana che ha tre momenti distinti: infatti Gesù si fa trovare a Nazareth come concepito nel grembo di Maria, a Betlemme appena nato e nel tempio di Gerusalemme all’età di dodici anni. Questo triplice ritrovamento avviene anche spiritualmente: dentro di noi, come nel seno della Vergine Maria e come sapienza che illumina dall’interno, fuori di noi, cioè in compagnia della Vergine e – sul piano sacramentale – come Eucaristia, e infine sopra di noi, nella celeste Gerusalemme.

A questo triplice ritrovamento si associano poi i simboli dei tre doni offerti dai Magi e Bonaventura prosegue indicando il modo di trovare Gesù tramite il desiderio della verità e l’amore smisurato (per excessum amoris,n.7).Nel sermone 165 (pronunciato a Parigi nel 1261 o nel 1259, coram rege et familia) i Magi sono esempio di ciò che ogni uomo deve fare: cercare il Signore.

NICOLO’ CUSANO (1401 – 1464)

Tra i sermoni tenuti nel giorno dell’Epifania dal vescovo di Brixen, i due più ricchi e significativi sono degli anni 1456 – Sermone CCXVI Ubi est quinatus est rex Judaeorum (?) – e 1457 – Sermone CCLXII Obtulerunt ei munera. Per quanto riguarda il nostro tema, Cusano invita a concentrare l’attenzione:

“Sul fatto che i Magi fossero guidati da un segno visibile, che li precedeva in forma di stella, e in virtù del quale essi possedettero la certezza che fosse nato colui dal quale dipende la saggezza universale, e che i saggi di ogni dove devono ricercare, conoscere, adorare”.

E’ lo stesso Verbo di Dio, che è la vita e la verità dell’uomo, ad essersi fatto nostra via, compagno di viaggio e – nel contempo – egli è la luce rischiarante, luce di vita, poiché luce della sapienza che manifesta se stessa.

Come nulla può esistere di vitale e gioioso senza il sole che l’illumini, anche nel microcosmo che è l’uomo nulla splende senza la sapienza. Nel passo seguente si afferma che ogni uomo ha in se una stella che lo guida verso il Cristo e questa luce la ragione:

“Ogni uomo ha in se una stella, che da oriente lo conduce a Gesù ovvero al Verbo di Dio. Infatti per la luce suscitata dalla ragione null’altro desideriamo raggiungere e cerchiamo se non il sole, ovvero la fonte della luce, cioè Gesù. La stella ci precede, infatti la ragione ci guida alla fonte della vita; così i filosofi alla sua luce cercano la luce fontale”.

Possiamo quindi ritenere che la figura della stella abbia una netta rilevanza nel pensiero cristologico di Nicolò Cusano: i Magi sono quegli uomini, filosofi, scienziati e cercatori di Dio, che sanno incamminarsi seguendo una luce. La luce stellare attrae e guida verso Gesù, l’Uomo-Dio. Una certa pluralità di significati, offerta dal simbolo, consente di vedere nella stella sia la luce della ragione, sia la luce offerta da Dio attraverso le vie della rivelazione, sia il segno del Logos, che è vita e luce fontale. Nella predicazione di Cusano la stella non è ornamento estetico ma richiamo costante ad intraprendere un percorso verso l’incontro con Cristo, un percorso coraggioso, nel quale tutte le risorse della razionalità sono adoperate ma anche, in certo modo, oltrepassate, con fiduciosa speranza.

GIACOMO BIFFI (1928 – 2015)

La stella che appare per guidare chi cerca la verità, e sa anteporre questa ricerca a qualunque altra considerazione e comodità, è il segno del Dio che si impietosisce della sua creatura confusa e persa, e si rivela. È l’astro che guida a Gesù, la vera luce del mondo, colui che viene ad illuminare le nostre notti e a salvarci. Inoltre la stella ha anche la funzione di convocare i pagani, di aprire la rivelazione a tutti i popoli, adempiendo l’antica profezia di Isaia. La stella non era visibile solo agli occhi dei Magi, era apparsa per tutti, ma non tutti sono stati capaci d’interpretare il segno, per i saggi orientali la scienza è stata strumeno per andare oltre i fenomeni sperimentabili e calcolabili.

La luce della rivelazione non si nega a nessun uomo: un primo passo per leggere l’opera di Dio consiste nell’interpretare il creato, intessuto di bellezza e armonia. Questa è:

«Una strada che tutti possono percorrere. È accessibile ai credenti e ai non credenti, a chi è tendenzialmente religioso e a chi in partenza ha un’inclinazione laicistica, a quanti sono semplici, senza cultura, e a quanti sono ragionatori e perfino filosofi».

ELEMENTO COMUNE

Elemento comune da rilevare è la grande fiducia nello strumento della ragione, utilizzato al massimo delle potenzialità, fino a maturare la propria evoluzione da ratio ad intellectus, mostrando così la profonda armonia delle capacità umane illuminate dalla fede e obbedienti al mistero rivelato.

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