I Rangers F.C., con l’ultima partita disputata lo scorso fine settimana che ha visto soccombere gli Aberdeen 4 a 0, sono ufficialmente i vincitori della Scottish Premiership 2020-2021. In sé, i Rangers avevano matematicamente già conquistato il titolo da settimane, tuttavia essendo quella di sabato 15 maggio l’ultima giornata della stagione è quella che ha aperto ai festeggiamenti ufficiali per la 55° vittoria del campionato da parte della squadra di Glasgow. Seguita a ben 35 punti di distanza dal Celtic, che invece si era guadagnato la vittoria nella stagione precedente.
Ebbene, al di là dell’interesse o meno verso il mondo del calcio, la notizia si fa importante a livello sovranazionale proprio nei toni che ha assunto il momento di festa successivo al triplice fischio dell’arbitro, nella città di Glasgow: festeggiamenti che hanno portato il Primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, a dichiararsi «completamente disgustata» per il comportamento dei tifosi – che hanno anche attaccato la polizia, con 3 agenti che sono stati feriti e, ad oggi, una ventina di arresti -, ma anche per il «vile pregiudizio anticattolico» che è emerso.
Per comprendere meglio i termini della questione è importante porre in evidenza da un lato il nazionalismo che connota ancora oggi il mondo del calcio scozzese con, riporta Crux, «i tifosi del Celtic <che> sventolano il tricolore irlandese, mentre i tifosi dei Rangers <che> sventolano l’Union Jack o addirittura la bandiera dell’Irlanda del Nord», che spesso degenera in scontri; e dall’altra la divisione religiosa che vede contrapporsi i Rangers, in rappresentanza del mondo protestante, e il Celtic, che è invece sostenuto dai cattolici. Una divisione che gli stessi club hanno, nel corso degli anni tentato di mitigare, come ha per esempio fatto il manager dei Rangers, Graeme Souness, alla fine degli anni Ottanta, ingaggiando un calciatore cattolico, andando così ad abolizione il divieto, seppur non ufficiale, di far giocare persone non protestanti.
Tuttavia, le divisioni sono ancora molto nette tra i tifosi e le canzoncine offensive e dissacrati nei confronti del Pontefice e del Vaticano sono ancora all’ordine del giorno per i tifosi del Celtic, come anche gli eventi dello scorso sabato hanno messo in luce.
Eventi che, appunto, hanno portato il Primo ministro scozzese (foto a lato) a esprimersi con toni molto duri sul suo profilo Twitter: «La polizia ha ancora un lavoro da fare, il che limita in una certa misura i miei commenti, ma dire che sono completamente disgustata dai fan dei Rangers che si sono scatenati per la città sarebbe un eufemismo. Sono anche arrabbiata per conto di ogni cittadino rispettoso della legge. In tempi normali, la violenza e il vandalismo, e il vile pregiudizio anti-cattolico che era in mostra, sarebbero stati assolutamente inaccettabili. Ma a metà della pandemia, in una città con casi in aumento, era anche egoista oltre ogni immaginazione».
Parole rincarate dal segretario alla giustizia scozzese, Humza Yousaf, che a Radio Clyde ha affermato: «Quello che ho visto [sabato] era anticattolico. Era un pregiudizio anticattolico. Era odio anticattolico. […] È deprimente per le nostre strade nel 2021. Come deve sentirsi la nostra comunità cattolica? Come mi sentirei come persona musulmana, se ci fossero gruppi di persone che cantano canti o canzoni islamofobiche? Non mi sentirei al sicuro». E ha quindi minacciato conseguenze pesanti, sia per coloro che si sono scagliati contro la polizia, sia «per coloro che si sono impegnati in pregiudizi anticattolici: non ci sarà tolleranza per questo».
Insomma, questo spaccato dal mondo del calcio scozzese è utile per dare conto del fatto che la cattofobia è una realtà, anche nel 2021. E forse, chissà, sarà un fenomeno destinato a crescere ulteriormente nel prossimo futuro, anche in virtù del fatto che anche Stati che poggiano le proprie basi sulla cultura cristiana, nei fatti se ne stanno sempre più allontanando. Basti guardare, per stare a casa nostra, al Ddl Zan, che nel nome dell’inclusività mira a mettere il bavaglio a chi si farà ancora propagatore delle istanze proprie del Magistero della Chiesa. E, da noi, ahimé, con ogni probabilità non ci saranno le massime voci governative a levarsi in protesta a difesa dei cattolici: la religione, è questo il pensiero oramai dominante sia tra i nemici della Chiesa sia tra i cattolici cosiddetti “adulti”, deve essere un fatto privato, del singolo. Con buona pace per la Verità.
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