L’Italia è un Paese che vanta una ricchissima tradizione storico-artistica di matrice cristiana, con luoghi di culto disseminati in ogni regione, da nord a sud. Tra questi, una menzione particolare spetta a quella che è considerata il centro di devozione mariana più importante d’Italia e d’Europa: la Santa Casa di Loreto, nelle Marche, che il 15 agosto 1993, in occasione del VII centenario, Papa Giovanni Paolo II la definì «il primo Santuario di portata internazionale dedicato alla Vergine e, per diversi secoli, vero cuore mariano della Cristianità».
Attorno alla Santa Casa di Loreto si è discusso molto, sia sotto il profilo religioso, sia sotto quello storico, artistico e scientifico per via della versione tradizionale che parla di una “traslazione miracolosa” per il “ministero angelico” della stessa Casa da Nazareth fino a giungere, appunto, a Loreto, nel 1296. Ed è di questo che tratta, con dovizia di particolari e con il supporto di una ricca bibliografia e di un corredo notevole di immagini, il giornalista Federico Catani nel libro Il Miracolo della Santa Casa di Loreto (Luci sull’Est, 2018).
Nel testo, l’autore dapprima descrive la Santa Casa, interrogandosi sull’ipotesi che essa sia davvero la casa della Madonna, analizzandone la struttura e l’arredamento, non mancando di spiegare come mai la Virgo Lauretana è nera e ricoperta dalla dalmatica e facendo anche cenno al cosiddetto “altare degli Apostoli”, considerato anch’esso una reliquia, e ai numerosi miracoli eclatanti e documentati che – accanto a quelli di natura spirituale – sono stati registrati nel corso dei secoli.
Questa infarinatura generale apre quindi al capitolo più corposo del libro, che tratta delle traslazioni della Santa Casa di Nazareth, delle quali quelle storicamente accertate – afferma Catani – «sono almeno cinque, avvenute nell’arco di tempo che va dal 1291 al 1296: a Tersatto (oggi un quartiere della città di Fiume), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta (attuale località detta della Banderuola), sul campo di due fratelli situato sul Monte Prodo (antistante all’attuale santuario lauretano) e sulla pubblica strada, dove ora sorge l’attuale basilica e dove soprattutto è stata costruita una città, proprio attorno all’insigne reliquia».
A seguire, poi, l’autore pone all’evidenza dei lettori il fatto che sono stati diversi i Pontefici, i Santi e le importanti personalità della storia e della letteratura che, già a partire dal 1300, si sono espressi in maniera favorevole e/o si sono recati a Loreto. Ancora Papa Wojtyla ricordava che la Santa Casa, dove egli stesso si è recato per ben cinque volte, ha «goduto sempre speciale attenzione da parte dei Romani Pontefici, che ne hanno fatto meta frequente del loro pellegrinaggio e meta delle loro cure apostoliche» nel corso dei secoli, l’ultimo dei quali è stato Papa Benedetto XVI nel 2012. Un’attenzione per Loreto che si è tradotta nella diffusione delle Litanie Lauretane e che – seppur con alterne vicende – ha avuto riscontro anche a livello liturgico, con l’istituzione sotto Urbano VIII, nel 1632, della festa della “Miracolosa Traslazione” fissata per il 10 dicembre e che dapprima interessava le sole Marche, per poi estendersi nei secoli a livello internazionale, fino a quando – il 14 febbraio del 1961 – la Sacra Congregazione dei Riti ha emesso un’istruzione con la quale ha stabilito che la festa tornasse a essere celebrata nelle sole Marche.
I Santi legati alla Santa Casa poi non si contano, così come gli uomini importanti della storia; solo per citare alcuni nomi, tra i più noti: san Francesco d’Assisi, san Carlo Borromeo, san Francesco di Sales, san Luigi Maria Grignion di Monfort (che a Loreto ricevette l’ispirazione di scrivere il Trattato della vera devozione a Maria), ma anche gli imperatori Carlo IV, Carlo V, Ferdinando II e Dante Alighieri, Torquato Tasso e Cristoforo Colombo…
Inquadrando quindi la Santa Casa dentro la storia passata e presente, Catani riporta come essa abbia avuto, in maniera del tutto particolare, «un ruolo essenziale nella lotta della Cristianità contro l’aggressione islamica» e come oggi il santuario possa «fungere da polmone spirituale per quanti lottano a difesa dei princìpi non negoziabili (diritto alla vita, difesa della famiglia naturale, diritto dei genitori a educare i figli)», nonché della purezza e della castità del corpo e dello spirito, su modello di Gesù, Maria e Giuseppe.
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