«Non è una questione di cortesia o gentilezza», ha sottolineato monsignor Rudolf Voderholzer, «ma delle condizioni e dei prerequisiti per incontrare il Santissimo Sacramento». Così si è espresso il vescovo di Ratisbona durante l’omelia di una messa alla vigilia dell’Ascensione mercoledì sera, a proposito della questione che sta dividendo la chiesa tedesca e potenzialmente la chiesa intera.
Voderholzer ha partecipato insieme al cardinale di Colonia Rainer Woelki all’incontro che si è tenuto in Vaticano lo scorso 3 maggio per discutere del caso intercomunione, cioè della possibilità di accesso alla eucaristia per coniugi protestanti sposati con un cattolico. Tale possibilità è stata prevista, in certi casi, da una bozza di documento pastorale approvato in febbraio a maggioranza (13 voti contrari su 60) dai vescovi tedeschi guidati dal cardinale di Monaco Reinhard Marx, anche lui presente all’incontro vaticano.
Sette vescovi avevano poi scritto alla Santa sede, indirizzando la lettera al prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, monsignor Ladaria Ferrer, e al cardinale Kurt Koch, prefetto della Congregazione per l’Unità dei cristiani, ponendo alcuni dubbi sulla possibilità che una tale decisione possa essere presa da una singola conferenza episcopale.
«La settimana scorsa», ha detto Voderholzer, «sono stato invitato a Roma per parlare con i cardinali [Reinhard] Marx [presidente della conferenza episcopale tedesca] e Woelki e altri vescovi per chiarire queste controverse domande. Il Papa ha risposto alle nostre domande restituendoci il testo in questione e facendoci sapere che noi, come vescovi tedeschi, dovremmo “trovare, in uno spirito di comunione ecclesiale, un risultato unanime, se possibile”. Questo compito non sarà facile da realizzare perché la comunione ecclesiale trascende i confini della Chiesa in Germania. Non ci può essere un accordo più unanime possibile che in comunione con l’intero episcopato mondiale, con la Chiesa mondiale intera, con la conferenza episcopale del Canada e con quella dell’Indonesia. È una vera lotta teologica, una domanda che ci lega in coscienza».
Le parole del vescovo di Ratisbona testimoniano ancora una volta che la crisi aperta dal caso intercomunione in Germania è potenzialmente rischioso per la chiesa intera e la sua unità. Le parole di monsignor Ladaria durante l’incontro del 3 maggio, e cioè che i vescovi tedeschi trovino «un accordo in armonia, il più possibile unanime», non hanno affatto risolto la questione, ma semplicemente lasciato aperta una ferita.
Il vescovo Voderholzer ha anche sottolineato che i sette vescovi che hanno scritto in Vaticano per opporsi alla decisione della conferenza episcopale tedesca «sono convinti» che la questione intercomunione non è un fatto di mera pastorale, ma è una «questione di dottrina».
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