Occorre infatti considerare il diffuso impegno nel sociale, per non parlare del risparmio che permettono le scuole paritarie, il risparmio derivato dalla sanità ospedaliera, dal volontariato, dalle comunità di recupero dei tossicodipendenti, da iniziative come il “banco alimentare”, la lotta all’usura, i prestiti di speranza, gli aiuti ai terremotati, gli oratori e le attività ricreative parrocchiali ecc.
Una grande voce è quella riguardante poi il cosiddetto “turismo religioso”. Secondo la Coldiretti e l’Isnart (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche), nel 2014, per la prima volta dal Giubileo del 2000, il turismo religioso nella città di Roma e nei santuari è risultato valere più di 5 miliardi di dollari, unica voce in crescita in una fase di profonda crisi (soprattutto nel comparto balneare). I visitatori cattolici, infatti, rappresentano l’1,5% dei flussi turistici complessivi nel nostro Paese e, per giunta, essi appartengono ad ogni fascia d’età: il 41,4% di chi viaggia per fede ha fra i 30 e i 50 anni.
L’effetto-Bergoglio è stato evidentemente il fenomeno dell’ultimo anno: il 4% dei vacanzieri presenti in Italia nel corso dei ravvicinati ponti primaverili è infatti in qualche modo legato a un viaggio religioso e ha visitato e continuerà a visitare non solo Roma e Assisi ma anche altre mete legate alla presenza di santuari come Padova, Pompei, Loreto, Oropa, San Giovanni Rotondo e Cascia.