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La preghiera a san Michele che sempre più vescovi chiamano a riscoprire
NEWS 29 Settembre 2018    di Ermes Dovico

La preghiera a san Michele che sempre più vescovi chiamano a riscoprire

Oggi ricorre la festa di san Michele Arcangelo (in questo stesso giorno, dalla riforma del 1969, sono celebrati anche gli altri due grandi santi arcangeli, Gabriele e Raffaele) e quest’anno l’evento acquista un significato particolare perché negli ultimi mesi, alla luce della tempesta che sta colpendo la barca di Pietro e a cascata tutta l’umanità, diversi vescovi hanno chiesto ai loro sacerdoti di riprendere a recitare la preghiera al Principe delle milizie celesti alla fine della Messa. In una Chiesa scossa dagli scandali sugli abusi, dai quali va emergendo il loro carattere prevalentemente omosessuale, cresce quindi l’urgenza di invocare l’aiuto di san Michele nella lotta contro Satana e gli altri demoni che tentano gli uomini a ogni genere di peccato e le cui tenebre sono divenute così fitte da poter dare l’idea di avere la meglio, se non fosse per la solenne promessa fatta da Gesù stesso alla Chiesa: «Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 18).

Si contano già almeno otto vescovi statunitensi tra coloro che hanno esortato i sacerdoti e tutti i fedeli delle loro diocesi a riscoprire nella liturgia e nella vita quotidiana la preghiera a san Michele Arcangelo. Il primo è stato Robert Morlino, vescovo di Madison, che già a fine novembre 2017 ha raccomandato in una bella lettera di affidarsi all’intercessione di san Michele ricordando che la Sacra Scrittura lo chiama «il gran principe» che vigila sui figli del popolo di Dio (Dn 12, 1), poiché lui è «il grande angelo guerriero che sconfigge Satana stesso e lo spinge all’inferno». Dopo l’esplosione del caso McCarrick, l’ormai ex cardinale americano che ha abusato sessualmente di seminaristi e giovani preti, altri successori degli Apostoli hanno seguito l’esempio di Morlino, incoraggiando la recita dell’orazione a san Michele. Tra loro Frank Caggiano, vescovo di Bridgeport, David Zubik, vescovo di Pittsburgh, Richard Stika, vescovo di Knoxville, Alexander King Sample, arcivescovo di Portland, e Joseph Naumann, arcivescovo di Kansas City.

Degna di nota è anche l’iniziativa del cardinale e arcivescovo di New York, Timothy Dolan, che ha chiesto ai cattolici della sua arcidiocesi di dedicare una novena a san Michele, dal 21 al 29 settembre, recitando alla fine di ogni Messa l’antica preghiera leonina. Il porporato dice che molti fedeli si sono rivolti a lui invitandolo a incoraggiare il ricorso alle «armi della preghiera, della riparazione e della penitenza, munizioni che il diavolo teme» e convincendolo che «ciò proviene dal Signore: che cerchiamo l’aiuto di san Michele Arcangelo nel combattere l’invasione della Chiesa da parte di Lucifero». Il cardinale ha incoraggiato poi i fedeli che non partecipano alla Messa quotidiana a recitare comunque giornalmente la preghiera al santo. Seguendo l’esempio di Dolan, anche Robert Joseph Baker, vescovo di Birmingham (Alabama), ha scritto alla sua diocesi istituendo una novena all’Arcangelo dal 29 settembre al 7 ottobre.

CENNI STORICI SULLA PREGHIERA A SAN MICHELE

A scrivere la preghiera a san Michele (il cui nome, Mi-ka-El, significa «Chi è come Dio?») fu Leone XIII dopo la celebre visione, avuta verso l’autunno 1884, dei demoni che si raccoglievano in Vaticano. Sui particolari del fatto esistono diverse versioni, compreso l’ascolto di un dialogo tra Gesù e Satana (con quest’ultimo che chiedeva più tempo e potere per distruggere la Chiesa, in aperta sfida a Dio) durante la celebrazione di una Messa, ma dal racconto dei testimoni si sa per certo che il papa drizzò improvvisamente la testa e impallidì, salvo riprendersi qualche secondo dopo e ritirarsi in sagrestia per comporre l’orazione, che fece poi stampare e distribuire ai vescovi di tutto il mondo.

Così per esempio scriveva il cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca (1872-1952), che fu prelato domestico di papa Pecci, in una lettera del 1946 all’arcidiocesi di Bologna: «Leone XIII scrisse egli stesso quella preghiera. La frase (i demoni) che si aggirano nel mondo a perdizione delle anime ha una spiegazione storica, a noi più volte riferita dal suo segretario particolare, monsignor Rinaldo Angeli. Leone XIII ebbe veramente la visione degli spiriti infernali che si addensavano sulla Città Eterna (Roma); e da quella esperienza venne la preghiera che volle far recitare in tutta la Chiesa. Tale preghiera egli la recitava con voce vibrata e potente: la udimmo tante volte nella basilica vaticana».

Nel 1886 la preghiera fu inserita tra le «Preci leonine», che venivano recitate in ginocchio davanti all’altare al termine di tutte le Messe basse (cioè non solenni), comprendendo pure il Salve Regina e tre Ave Maria. San Michele Arcangelo e la Beata Vergine invocati a stretto giro, come dire le due creature – la prima dell’ordine invisibile, la seconda di quello visibile e innalzata per divina disposizione a Regina dell’universo – che più delle altre sono state chiamate da Dio a combattere Satana. Fu l’istruzione Inter Oecumenici del 1964, emanata dalla Sacra congregazione per i riti e dal «Consilium», a far decadere l’uso liturgico delle Preci leonine.

Con il passare degli anni la preghiera a san Michele ha conosciuto comunque una riscoperta grazie in particolare a san Giovanni Paolo II (nel 1994 esortò i fedeli «a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo») e poi al motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, che con le disposizioni sulla Messa in «rito antico» ha dato indirettamente nuovo slancio all’orazione leonina. Fino a oggi, con l’emersione di scandali in serie che però non devono far dimenticare che Dio non abbandona mai chi confida in Lui e sa sempre trarre il bene dal male. Come dimostrano le iniziative dei suddetti vescovi statunitensi, che speriamo possano essere imitate in tutta la Chiesa. Oggi più che mai serve l’aiuto di un così potente intercessore. Questa la famosa preghiera, nella sua forma breve:

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli: e tu, Principe della milizia celeste, con la potenza divina ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che errano nel mondo per perdere le anime. Amen.

AGGIORNAMENTO
Con un comunicato diffuso oggi dalla sala stampa della Santa Sede, papa Francesco invita tutti i fedeli a pregare ogni giorno il Santo Rosario per l’intero mese mariano di ottobre, esortandoci a concluderlo con la recita del Sub Tuum Praesidium (antichissima invocazione alla Madonna) e della preghiera a san Michele Arcangelo.


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