Questa domenica – la seconda dopo la solennità di Pentecoste che ha concluso il tempo pasquale – insieme alla solennità della Santissima Trinità che abbiamo celebrato la scorsa domenica, ci offre il completamento di un cammino pedagogico che il Signore nella Sacra Liturgia della sua Chiesa ci ricorda ciò che è veramente fondamentale nella nostra fede e nell’insegnamento di Cristo, custodita dalla Chiesa e nella Chiesa.
Oggi la solennità ci guida all’adorazione dell’Eucaristia, all’adorazione di Cristo presente fisicamente, realmente in corpo, sangue anima e divinità nell’Ostia, la Vittima consacrata.
Perché non reimparare ad inginocchiarsi dinanzi al Protagonista?
Perché non andarLo a cercare per Primo entrando in Chiesa?
Perché non accorgersi nemmeno e magari dare le spalle all’altare durante la consacrazione, ignorando addirittura il significato di ciò che sta accadendo in quel momento e che fede si sta accendendo?
La festa di oggi è nata proprio a causa di un venire meno della fede quando proprio nel 1263, a Bolsena un sacerdote, mentre consacrava il pane e il vino, era stato preso da forti dubbi sulla presenza reale del Corpo e del Sangue di Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia. Miracolosamente alcune gocce di sangue cominciarono a sgorgare dall’Ostia consacrata, confermando in quel modo ciò che la nostra fede professa. Nel Duomo di Orvieto si conserva celebre corporale con le tracce ematiche del miracolo eucaristico avvenuto.
Questa solennità ci dice il vero motivo di tutto, anche della carità verso gli altri: portare tutti a Cristo per stare con Lui. E’ urgente abituarsi ad accorgersi in ogni momento, in ogni decisione da prendere, in ogni cosa da fare, dalle più quotidiane e quelle pubbliche, della Presenza Reale del Signore, della Sua Provvidenza, della Sua Compagnia, tenendo conto del Suo insegnamento.
Questa è l’unica ed esauriente ragione per cui Gesù vuole che ci raduniamo attorno all’altare per celebrare la Santa Messa, il Divino Sacrificio Eucaristico, perché possiamo continuare a nutrirci di Lui e ad offrire noi stessi per l’incremento della Fede per amici e nemici.
Come nel Santo Vangelo di questa solennità ci propone i discepoli obbediscono un semplice comando del Maestro, che ci rende capaci di saziare la fame di migliaia di persone.
Ecco di che cosa canta la vita di un cristiano, senza stancarsi mai.
L’amore incondizionato all’uomo, che scaturisce dall’Eucarestia, ci rassicura sulle intenzioni di Cristo: «Che siano una cosa sola, come io e Te siamo una cosa sola, perché il mondo veda e creda».
Il cuore dell’esperienza cristiana si svela partecipando a quell’ultima cena innestata nel sacrificio della croce che Gesù ci ha comandato di celebrare, operandone una fissazione nucleare, facendone memoria viva. Sia adorato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento.
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