IV Domenica di Quaresima – Gv 9,1-41
Sia lodato Gesù Cristo!
Nel Vangelo di questa quarta tappa verso la Pasqua, Gesù ci informa anzitutto che il protagonista odierno, il cieco nato, è tale affinché in lui Dio possa compiere le Sue meraviglie.
Cosa analoga dirà anche per la morte di Lazzaro; le sciagure che affliggono l’umanità sono lo scenario , il teatro ove Dio opera i Suoi prodigi. L’uomo colpito da un grave dolore è un uomo che sta per ricevere la visita di Dio, come vedremo fra poco in questo Vangelo.
Gesù si avvicina al cieco. Lo fa di sua iniziativa, non aspetta una richiesta dello sventurato come in altre pagine evangeliche. Veniamo a sapere poco oltre che è in giorno di sabato che avviene la guarigione: nel giorno del Signore, Gesù non aspetta neanche la richiesta umana per intervenire con la Sua potenza, ma prende Lui l’iniziativa, perché è il giorno in cui Dio cerca l’uomo e si dona completamente a lui.
Nell’Eucaristia Gesù viene a trovarci e a attirarci nel Suo riposo.
Proseguendo osserviamo lo strano modo – saremmo tentati di dirlo rozzo – che Cristo usa per operare questo miracolo: sputa per terra, fa del fango con la saliva, lo spalma sugli occhi del cieco e lo invia a bagnarsi alla piscina di Siloe.
Perché questa curiosa e farraginosa procedura, così materiale e legata ai sensi? A Nostro Signore non basta la forza del pensiero?
La verità è che noi qui ci troviamo dinnanzi alla fabbricazione di un Sacramento in presa diretta; c’è la materia – saliva, fango, acqua – , c’è la Parola divina che plasma e dà senso a quella materia.
Non ci sfugga la piscina: a che cosa ci fa pensare? Al fonte battesimale, a quell’acqua da cui il cieco è uscito vedente e noi viventi, viventi di quella vita nuova che è la stessa di Cristo.
La Quaresima è preparazione al Battesimo o al rinnovo di quelle promesse; dal fonte battesimale noi siamo usciti con una vista nuova, capace di vedere Dio e le Sue vie. Ogni battezzato deve fare grata memoria di questo prodigio che gli è toccato in sorte.
Facciamo attenzione inoltre al fatto che questo cieco è nato tale, cioè non lo è diventato in seguito a causa di una malattia, ma doveva avere una qualche malformazione congenita.
Per cui il renderlo vedente è stata una nuova creazione operata da Gesù Cristo.
Dov’è che troviamo, nella Bibbia, un po’ di fango che diventa strumento della vita umana? Esatto, nella Genesi, quando Dio creò l’uomo dalla terra.
Qui Gesù crea un uomo nuovo capace di una vita prima impensabile per lui, e così attraverso l’acqua del Battesimo ha fatto di noi delle nuove creature capaci di relazioni con la Trinità.
Noi moderni, immersi nella materia fin sopra i capelli, diventiamo improvvisamente molto spirituali, anzi spiritualisti, quando si tratta di religione: ci piacerebbe una relazione con Dio…in smart working, da remoto, senza troppi contatti, perché abbiamo paura che se Dio si comprometta con noi adeguandosi al nostro livello di carne e polvere – di fango – , a noi poi tocchi comprometterci con Lui, prendendoLo sul serio.
Un Dio da pensare e basta è più comodo e non disturba.
Il Cielo si impasta con la nostra natura polverosa, era il senso del Natale, e rimane fedele a questo stile volendo redimerci con gesti e segni concreti percepibili dai nostri sensi.
Noi facciamo i raffinati snob dello spirito puro, Egli ci guarisce con un po’ di saliva sulla faccia.
Il Battesimo è stato chiamato nei primi secoli il Sacramento dell’illuminazione.
Il Vangelo dice che il cieco ritornò dalla piscina che ci vedeva. È il nostro stesso felicissimo destino di illuminati dal sacro fonte battesimale, la sorte di chi ora può guardare in faccia Dio perché è già entrato nella Sua eternità beata.
Ma che cosa vede esattamente l’ormai ex cieco? Verso la fine del brano ascoltato , costui incontra di nuovo Gesù che gli rivela di essere il Messia atteso; ed il cieco guarito esclama “Credo Signore!” e si prostra adorandolo.
Ecco, il suo cammino di fede è giunto al culmine: riconosce in Cristo quel Dio che lo ha creato e rinnovato, cioè vede davvero bene perché scorge l’essenziale.
Noi, popolo di rinati, illuminati, battezzati, siamo abilitati per riconoscere in Cristo il nostro unico Signore , l’unica ragione per cui valga davvero la pena vivere, e ciò si rinnoverà nel mistero la notte di Pasqua quando la luce del cero trafiggerà il buio dell’incredulità e della morte e potremo far tremare le mura delle nostre chiese con il nostro “Credo Signore!”
Sia lodato Gesù Cristo!
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