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3.12.2024

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La predica corta della domenica #9 – Ci vuole qualcuno a indicare la strada
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27 Febbraio 2022

La predica corta della domenica #9 – Ci vuole qualcuno a indicare la strada

VII domenica del Tempo Ordinario, 20/02/2022

Commento al Vangelo di Luca 6, 39-45

Questa domenica è l’ultima prima dell’inizio della Quaresima. Dovremo essere molto grati di entrare dentro la prossima quaresima. Nei giorni più crudi della pandemia, nel lockdown che iniziava all’incirca due anni fa, ci chiedevamo se saremmo usciti migliori. In effetti, se torniamo indietro con la memoria, c’è stata una grande solidarietà e una premura gli uni verso gli altri. In tanti, abbiamo pregato e riscoperto la semplicità nell’affidarci a Dio. Nell’ultimo anno – dobbiamo dircelo – la questione dei vaccini e più ancora le restrizioni introdotte, l’enormità dei contagi, il numero dei morti ancora molto alto, le quarantene… hanno contribuito a generare una grande divisione e un clima avvelenato. Non abbiamo quasi parlato d’altro. Per un anno.

Ho l’impressione che “ciechi” abbiano guidato altri “ciechi” e tutti siamo caduti nella buca dei risentimenti, delle contrapposizioni, dei giudizi temerari. “Non eravamo tutti sulla stessa barca?”. Com’è accaduto che ci siamo ritrovati a buttar giù in mare tanti nostri amici? Ci siamo dati legnate con i remi con cui avremmo dovuto sostenere lo sforzo della barca nella tempesta. Ci siamo ritrovati a togliere pagliuzze dagli occhi del vicino e avevamo travi. Abbiamo vendemmiato uva dai rovi e raccolto fichi dalle spine.

Quanta violenza in questi mesi! A qualche centinaio di chilometri da noi esplodono bombe. Improvvisamente siamo passati da una pandemia che ha procurato morte e divisione alla guerra incomprensibile.

Penso che questa quaresima sia una grande occasione per riparare, per risanare, per ricucire il tessuto di tante relazioni. Per fare pace.

Il Vangelo di questa domenica sembra una premessa per una quaresima.

L’evangelista Luca affastella una serie di detti e frasi, non propriamente legati l’una all’altra. Le immagini si susseguono. Ciechi, maestri, discepoli, pagliuzze e travi, alberi, fichi, uva, spine e rovi, un tesoro buono e uno cattivo. La bocca e il cuore.

Ecco, c’è una demarcazione che passa dal cuore di ciascuno. Io sono un impasto di bene e di male. Ci vedo eppure sono cieco. Sono maestro, ma non discepolo. Sono campione del mondo nell’estrarre le pagliuzze. Sono una frana quando qualcuno mi fa notare che ho una trave. Chi viene a me raccoglie vino buono e fichi dolcissimi. Allo stesso tempo, si punge per le tante spine. Dal tesoro del mio cuore, traggo fuori il bene e non di meno, il male.

Ho bisogno di essere salvato. Lo stesso desiderio di salvezza, lo avverto in quella giovanissima ragazza che mi confida, tra le lacrime, una domanda sorta improvvisamente nel suo cuore. “Don, ma se morissi ora, che ne sarebbe della mia vita? Mi sembra di sbagliare tutto”. Lo stesso desiderio di salvezza lo avverto in quella coppia di giovani sposi. “Don, ci accorgiamo che siamo soli. Ci pare di aver perso la fede e ancor più una comunità. Come possiamo fare?”. O quell’altra coppia: “Don, siamo sposi da oltre quindici anni. Eppure, è cresciuto un invisibile muro di silenzio tra noi. Non riusciamo ad abbatterlo. Ci puoi aiutare?”.

In questi mesi, ho letto due libri dello stesso autore, Uno si intitola, appunto “Tutto chiede salvezza”. L’altro “Sempre tornare”.

Senza dire nulla del contenuto dei due libri, i due titoli mi paiono introdurci nella quaresima. Ho bisogno di salvezza. Di una salvezza che abbracci tutto me e risani quelle parti in necrosi avanzata. Per questo, ho bisogno di sempre tornare da un Padre. Nei giorni scorsi, mi sono ritrovato a confessare dei bambini per la loro prima confessione. Per “provocare” chiedo ad una bambina prima di iniziare la confessione: “Perché vieni da me a confessare le colpe? Nemmeno ci conosciamo”. “Non mi confesso con te – mi risponde la piccola – mi confesso con Gesù”. Nessuno mi aveva regalato la coscienza di ciò che sono come quella bambina!

L’ultima canzone di Cesare Cremonini – l’ha cantata anche a Sanremo – s’intitola “La ragazza del futuro”.

Ho bisogno di qualcuno che mi indichi la strada. Inizia così la bella canzone di Cremonini.

Quanto smarrimento c’è nei nostri occhi e nei nostri passi. Chi ci da la direzione? Chi sono i maestri? Chi i padri?

Quella piccola – “mi confesso con Gesù”” – ci indica la strada. Ecco, ho bisogno di tornare ad essere semplice come quella piccola.

I bolognesi salgono volentieri a piedi al Santuario di San Luca. L’icona della Madonna ritrae la Vergine nel gesto di indicare Gesù con la mano destra. Questa iconografia viene definita in termine tecnico odigitria che significa «Colei che indica la strada». E’ lei, la Vergine, la “ragazza di Nazareth” la ragazza del nostro presente e del nostro futuro!

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