Domenica delle palme
Passione del Signore, Lc 22,14-23,56
Un colpo con l’asta della croce all’esterno della porta chiusa della chiesa deserta. Un tempo la processione delle palme giungeva così per la celebrazione eucaristica: quella porta del paradiso, un tempo serrata da Adamo, ora veniva spalancata dal Sacrificio del Nuovo Adamo e i fedeli cantando l’inno, dopo l’esodo del deserto, dopo il cammino quaresimale, giungevano al santuario della Settimana santa, nel cuore del tempo della Passione di Cristo.
Questo gesto, arcaico ma suggestivo, in fondo è molto eloquente: molte nostre chiese sono sorprese oggi sempre più deserte, porte serrate dalla parte del mondo verso Dio. Eppure la celebrazione di oggi è un colpo a quella porta chiusa, ai nostri cuori sigillati: siamo sorpresi da una comunicazione possibile verso il cielo, grazie al dono di Uno che muore per noi.
Il Vangelo della Passione di san Luca è proprio questo: per gli uomini, il racconto di uno smisurato amore che si dona; per il Padre, un inno di obbedienza e di affidamento. Infatti, avevamo cominciato la nostra Quaresima con il racconto delle tentazioni di Gesù: a Satana Egli non rispondeva mai se non usando le parole della Scrittura, le Parole del Padre; la Sua solitudine è sempre abitata dalla propria relazione con il Padre, lo Spirito. Nell’ultimo momento della Sua esistenza terrena, la parola finale di Gesù, il Suo atto definitivo di rivelazione, sarà proprio l’affidarSi totalmente al Padre, compiendo così la propria missione: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».
Per noi questa intima comunione diventa misericordia. Solo san Luca ci racconta il dialogo dei due condannati accanto al Signore. Il primo lo deride: il giusto e il peccatore alla fine subiscono la stessa sorte, non esiste perciò giustizia né sulla terra né nel cielo. Ma l’altro condannato coglie l’attimo e Lo supplica, Lo invoca. Anzi, in tutto il Vangelo è l’unico a chiamarLo semplicemente per nome, senza altri appellativi: «Gesù». E lo continua a fare. Fino a sentirsi dire quelle parole che ogni uomo vorrebbe – che lo sappia o meno – sentire per sé: «Oggi con me sarai nel paradiso».
Uomo, quel Dio che da sempre ti aveva cercato, finalmente ti trova, compagno dello stesso supplizio, a causa della tua ribellione, del tuo peccato. Fino a lì è venuto a cercarti, per riportarti a casa. Da un giardino (παράδεισον Gen 2,8) eri fuggito, “un giardino in Eden, a oriente”, ad un giardino ti conduce (ἐν τῷ παραδείσῳ Lc 23,43), con Lui, alla destra del Padre. Non certo per averlo meritato con le tue azioni, ma per un amore, una misericordia che da sempre ti cerca e ti attende.
Entriamo quindi in questa Settimana santa col desiderio di lasciarci raggiungere da Colui che bussa con la Sua Croce alla porta della nostra chiesa, della nostra casa, della nostra vita.
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