Papa Francesco conclude oggi il suo viaggio di tre giorni in Kazakistan, terra selvaggia e arida, resa però fertile da un miracolo avvenuto a Ozernoye, un villaggio situato nel nord del Kazakistan dove si trova il Santuario di Nostra Signora della Pace, l’unico santuario mariano in Asia centrale. Per dare un contesto a tale evento prodigioso, è necessario ricordare che il Kazakistan per più di settant’anni – dal 1919, quando, come Repubblica Socialista Sovietica Kazaka, fu assorbito nell’Unione Sovietica, fino al 1990 – è stato un paese oppresso dal giogo comunista.
La terra delle grandi steppe è stata la sede infausta dei terribili gulag, che furono riempiti attraverso le cosiddette operazioni di «trasferimento» di intere popolazioni. I deportati polacchi arrivarono a definire la terra kazaka come «terra inumana». Questo è lo scenario che tutti abbiamo in mente, ma c’è qualcosa di più grande e allo stesso tempo meno conosciuto: forse il miracolo più straordinario del periodo sovietico.
Secondo le statistiche del dipartimento del gulag tra il febbraio del 1940 e il giugno del 1941 furono deportati come coloni speciali verso la Siberia, il Kazakistan, la regione di Arcangelo e altre zone remote dell’Urss 381.000 civili polacchi, tra cui anziani, donne e bambini. Con biglietto di sola andata vennero scaricati nella steppa e fu ordinato loro di costruirsi un villaggio, senza beni di prima necessità e con temperature che vanno da -50° C in inverno a +40° C in estate. Se è vero che furono spogliati di tutto e gli fu permesso di portare con sé solo pochi oggetti personali, è vero anche che sono sempre stati accompagnati dalla ferma speranza che la Provvidenza di una Madre premurosa non esclude alcun luogo. Anche il più deserto e remoto.
Ed è proprio attraverso la potente mediazione della Madonna, pregata soprattutto con la semplice preghiera del Rosario, che avvenne un grandioso miracolo in questa terra. Perché, come ricorda Mons. Peta, arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana: «Negli anni della dominazione sovietica, quando i cattolici erano costretti a vivere senza chiese, sacerdoti e sacramenti, i cattolici hanno creato una sorta di ottavo sacramento: quello della preghiera del Rosario. Il motivo è che l’unica cosa che essi potevano fare durante le persecuzioni era battezzare i propri figli e pregare il Rosario. In qualche modo, il Rosario ha sostituito la mancanza dei pastori».
Il miracolo sarebbe avvenuto il 25 marzo del 1941, a Oziornoje, il villaggio fondato dai deportati cattolici polacchi cinque anni prima. Insieme all’inverno, la neve e il freddo gelido, a rendere ancora più invivibile l’esilio dei polacchi c’era una fame terribile. «Non si riusciva più a sfamare i bambini. Tutti gli abitanti del paese cominciarono a chiedere aiuto alla Madonna, pregando il rosario nelle loro case a porta chiusa», così si legge in alcune testimonianze.
Nel giorno dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria, la neve cominciò a sciogliersi e un lago in secca da tanti anni trovò improvvisamente nuova vita. Un lago profondo cinque metri e lungo circa cinque chilometri, per di più ricco di pesci. Un’abbondanza imprevista, di quelle grandiose che vengono donate «in aggiunta» a chi cerca il regno di Dio. E si sa, quell’aggiunta non è mai parsimoniosa. Non solo si sfamarono tutti gli abitanti di Oziornoje, ma anche quelli dei villaggi vicini e lontani, fino agli affamati dello sconfinato sistema di gulag di Karaganda.
Quarant’anni dopo, nel 1990, gli abitanti di Oziornoje cominciarono a costruire una chiesa per la loro parrocchia dedicata alla Regina della pace che presto divenne luogo di pellegrinaggio. La visita pastorale di papa Giovanni Paolo II nel 2001 è stata l’occasione per elevare a santuario nazionale il Santuario di Nostra Signora Regina della Pace. E oggi ospita una comunità viva e fedele, alla quale papa Francesco ha ricordato oggi di essere «aperta al futuro di Dio, accesa dal fuoco dello Spirito: viva, speranzosa, disponibile alle sue novità e ai segni dei tempi, animata dalla logica evangelica del seme che porta frutto nell’amore umile e fecondo».
Foto: un’immagine della Madonna della Pace a Ozernoye.
Foto in anteprima: il Santuario di Nostra Signora Regina della Pace, Ozernoye.
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