«È una cosa che pochi sanno», commenta Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano,« ma in Ospedale si può partorire in anonimato, per la sicurezza di mamma e bambino. Inoltre esistono le Culle per la Vita: la nostra si trova all’ingresso della Clinica Mangiagalli e permette di accogliere in totale sicurezza un bimbo che i suoi genitori non possono purtroppo tenere con sé. È una decisione drammatica, ma la Culla consente di affidare il piccolo a una struttura dove gli sono garantite cure immediate e che preserva l’assoluto anonimato per i genitori».
Una Culla per la Vita o culla termica – come saprà chi ha letto il numero di novembre della rivista, cui vi invitiamo ad abbonarvi – è una vera e propria culla che potrebbe salvare la vita dei piccoli lasciati in strada, nei cassonetti o ovunque non siano protetti. Ce ne sono 50 dislocate su tutto il territorio nazionale di facilissimo accesso e che tutelano sia il piccolo appena nato che l’anonimato di chi vuole lasciarli. Premendo un pulsante è possibile far aprire la nicchia, depositare il neonato e allontanarsi senza essere inquadrati dalle telecamere. Queste rilevano solo la presenza del neonato all’interno del vano e, attraverso un sensore, segnalano la presenza del bambino al personale sanitario che può raggiungerlo entro pochissimi minuti.
Così, nel giorno di Pasqua, alle 11.40 circa, si è attivata la Culla per la Vita della Mangiagalli, per la terza volta da quando è nata nel 2007. Si tratta di Enea, origine caucasica, nato da circa una settimana di 2,6 kg, così possiamo conoscerlo dalla lettera firmata dalla madre che lo accompagna con parole di amore e di rassicurazione: «Ciao mi chiamo Enea. La mamma mi vuole bene ma non mi può seguire. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile. È super sano, tutti gli esami fatti in ospedale sono ok». Viene ora accudito dal personale di Neonatologia della Clinica Mangiagalli del Policlinico.
«Occasioni simili sottolineano come il sistema della Culla per la Vita sia fondamentale», conclude Fabio Mosca, direttore della Neonatologia e della Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico di Milano, «perché ci permette di accogliere il bimbo e di aiutare la mamma nella sua drammatica scelta, in tutta sicurezza. Vivo però questo evento anche come una sconfitta a livello sociale, perché in qualche modo non siamo stati in grado di intercettare una madre in grande difficoltà. Madre che, qualora ci ripensasse, siamo pronti ad accogliere e ad assistere». Parole forti, vere, che denunciano una realtà il più delle volte mascherata da un aborto sbandierato come diritto e privo di drammi. Una realtà fatta di madri che non sempre ce la fanno, sole economicamente e socialmente. Madri che non scelgono la morte, ma la vita, a tutti i costi. E ricordano tanto quel Cristo che da risorto l’ha sconfitta la morte, per tutti noi.
Se oggi ci troviamo a pensare a quanto sia drammatico questo gesto, proviamo a immaginare quanto lo sia di più la scelta dell’aborto, molto più frequente e sponsorizzata. Perché la vita si può scegliere, sempre. E nonostante questo fatto sia un campanello di allarme per tutti – in primis per le istituzioni – ci indica come sia perseguibile una via alternativa all’aborto. Aborto e abbandono alla nascita, potrebbero sembrare due lati della stessa medaglia, ma l’uno produce la morte e l’altro la vita, non c’è molto da aggiungere. Forse un fallimento per la società, ma un successo per la vita. (Fonte foto: Facebook)
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