Nel primo anniversario della morte del card. George Pell (1941-2023) nella chiesa del Seminario Australiano a Roma, il 9 gennaio scorso, il cardinale Muller ha tenuto un’omelia in ricordo del porporato che, poco prima di morire, lo scorso anno, ha inviato, a sua volta, alla nostra rivista, un suo ricordo personale del cardinale Ratzinger, confluito nel numero speciale del Timone dedicato a Benedetto XVI (qui per abbonarsi).
Muller ha ricordato come a soli 10 giorni dalla morte di Papa Benedetto, avvenuta la vigilia di Capodanno del 2022, il cardinale Pell lo abbia seguito nella casa del Padre Celeste «nel mezzo dell’attuale battaglia per la “verità del Vangelo” (Gal 2,14)».
«La chiesa pellegrina- ha aggiunto Muller- ha perso due eccezionali rappresentanti della sua sana dottrina apostolica. Ma chi non pensa secondo le categorie politiche del potere e del numero dei voti, ma crede come sant’Agostino, “che la Chiesa avanza sicura nel suo pellegrinaggio tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio” sa anche che la Divina Provvidenza ce li ha donati entrambi come modelli nella vera fede e come potenti avvocati presso il Padre».
Ha ricordato, inoltre, come George Pell, nato in Australia, in una famiglia cristiana, si fosse distinto da subito per le sue capacità atletiche e il suo alto talento intellettuale, emersi durante la sua formazione scolastica, doti in base alle quali avrebbe potuto anche assicurarsi una brillante carriera nel mondo «ma ha deciso di seguire la chiamata di Cristo al servizio sacerdotale, che richiede la dedizione e la disponibilità al sacrificio del buon pastore ben oltre uno spirito filantropico».
Muller ricorda anche come abbia servito fedelmente la Chiesa in Australia «con grande audacia davanti ai troni del potere, del denaro e dell’arroganza degli pseudo-intellettuali», prima come sacerdote nella chiesa australiana e poi come Vescovo di Melbourne e Sydney. Fino a diventare, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, cardinale di Santa Romana Chiesa. «Personalmente ricordo molto bene il suo impegno a favore del matrimonio e della famiglia nello spirito degli insegnamenti di Cristo, contro la loro relativizzazione da parte di quei partecipanti al sinodo, portatori di una mentalità secolarizzata, su questo tema».
Ma il nemico non dorme. Nel caso del suo fedele servitore George Pell, le parole di Gesù erano sorprendentemente vere, sottolinea Muller: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi… Vi faranno tutto questo a causa del mio nome; perché non conoscono colui che mi ha mandato». Così Muller, ha ricordato l’ingiusta e terribile persecuzione subita dal porporato australiano che «mentre si prendeva cura delle vittime di abusi sessuali in modo esemplare e compassionevole durante il suo soggiorno in Australia, fu braccato da una folla esaltata e divenne vittima a sua volta, della giustizia da parte di agitatori anticattolici, nei media e nella pubblica sicurezza». Una persecuzione che, ricorda, lo portò fino a subire un’ingiusta incarcerazione, per 400 giorni, condannato dall’Alta Corte australiana.
Periodo di grande sofferenza che, tuttavia, lo portò a realizzare uno scritto pieno di quello spirito di Sapienza che trasuda nelle prove sopportate per Cristo: «Con il suo diario carcerario in tre volumi (2019-2021) ci ha dato una grande testimonianza di pazienza cristiana in mezzo a sofferenze ingiuste che, secondo i canoni patristici, lo avrebbero collocato, già in vita, nel novero dei confessori che seguono subito il martire nella comunione sanctorum. Quest’opera ci fa pensare a una letteratura paragonabile all’opera di Boezio, De consolatione philosophiae, che “l’ultimo romano e il primo scolastico” scrisse nella prigione del re goto Teodorico. Penso anche al pastore protestante Dietrich Bonhoeffer con le sue lettere dal carcere del governo ateo nazista tedesco». Sorprendentemente, ha concluso Muller, le parole di Gesù si sono avverate e incarnate nell’esempio di Pell che non ha lasciato che il secolarismo lambisse il suo impegno nella Chiesa, confidando nella promessa del Signore: «Non temere, io ho vinto il mondo».
Foto: Imagoeconomica
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