Pubblichiamo un post che il vescovo di Louisville ha pubblicato sul suo blog personale nel maggio scorso (traduzione di lavoro della redazione del Timone)
Di Joseph Kurtz*
Nel 1989, subito dopo la morte di nostra madre, mio fratello George, che aveva cinque anni più di me ed era nato con la sindrome di Down, venne a abitare con me nella canonica della chiesa di Santa Maria a Catasauqua, Pennsylvania. Potrei scrivere libri sulle deliziose esperienze che Dio mi ha fornito tramite il mio caro fratello.
Durante questo ritmo più lento che la pandemia ha provocato e in qualche modo imposto su di noi, ho ricordato un episodio con mio fratello. Questa esperienza è avvenuta più di una volta e sempre il sabato mattina in canonica. Sabato era il giorno in cui non era presente il personale della canonica, ma almeno nella mia mente bisognava fare tante piccole cose per prepararsi alla messa domenicale.
Ricordo di aver svegliato mio fratello. Senza che lui avesse nemmeno il beneficio di un sorso di caffè, avrei iniziato a recitare la lista delle cose che io e lui dovevamo fare quella mattina se avessimo voluto usare bene il sabato. Dopo essermi fermato nella lunga litania di cose che George doveva fare, si è girato verso di me in modo semplice e disarmante e ha detto: “Buongiorno!” Il suo saluto umanizzante mi ha colto di sorpresa. L’elenco è svanito dalla mia mente, e ho avuto l’occasione di poter ricevere e ricambiare un saluto che riconosceva la persona che amavo e la dignità e il privilegio del rapporto che stavo godendo.
Il rallentamento della pandemia ci ha dato la grazia di fermarci e di apprezzare le piccole cose. Recentemente ho letto un saggio di padre Matt Malone, editore di America Magazine, dal titolo interessante “È mattina!”. Descrive di aver avuto la possibilità di guardare un musical del 1952 Singin ‘in the Rain, che è stato profondamente amato dalla madre ormai defunta. La sua visione calma inondò la sua mente e il suo cuore di grandi ricordi. Ha scritto della gioia che lo ha riempito e l’ha messo in relazione con la gioia pasquale che sicuramente dovrebbe essere l’impegno dei seguaci del Signore Gesù risorto, che ci ha detto che la sua gioia sarà la nostra.
Mio fratello George è morto nel gennaio 2002, ma la sua memoria sopravvive e forse lo deve fare specialmente durante questo rallentamento impostoci da un virus globale. Potrebbe essere troppo presto per apprezzare i lati positivi delle difficoltà che stiamo sopportando. Tuttavia, quando iniziamo a tornare all’azione centrale della nostra fede cattolica, la Santa Eucaristia, sebbene con allontanamento sociale e rinnovata igiene, possiamo iniziare a cercare questo lato positivo. Non è troppo presto per ringraziare Dio per ogni sabato mattina – per il promemoria che mi arriva attraverso la voce familiare del mio caro fratello, che non ha mai mancato di disarmarmi e richiamarmi ai miei sensi con il suo calmo e sincero saluto: ” Buongiorno!”
Ringrazia Dio per un altro giorno per rendere grazie al Signore. Alleluia!
*vescovo di Louisville (Stati Uniti)
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