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La Messa è sicura, lo dice la scienza
NEWS 27 Agosto 2020    di Giuliano Guzzo

La Messa è sicura, lo dice la scienza

La Messa è sicura. A garantirlo, sfatando timori anche comprensibili in tempi di pandemia, è un lavoro effettuato da Thomas W. McGovern, studioso di malattie infettive, Timothy Flanigan, cattedratico di medicina alla Alpert Medical School della Brown University, e Paul Cieslak, specialista in malattie infettive della Oregon Public Health Division’s. In breve, i tre hanno esaminato – dando conto del loro lavoro su un articolo apparso sul portale Real Clear Science, che raccoglie analisi e contributi di contenuto scientifico – cinque situazioni (una Messa, un funerale, un matrimonio, una riunione del consiglio pastorale e una visita sacerdotale a dei malati) ciascuna delle quali a rischio e verificatasi lo scorso mese di luglio.

In tutti questi cinque contesti, infatti, si è poi scoperto che era presente una o più persone che, inizialmente, non sapevano di essere positive. Ciò nonostante, ecco la notizia rilevante, non pare essersi registrato alcun drammatico focolaio. Il che non è affatto banale dato che a queste cinque situazioni erano presenti molte persone: al matrimonio, per esempio, che si è celebrato l’11 luglio, si contavano la bellezza di 200 partecipanti. «Ad oggi, le prove non suggeriscono che la frequenza alla chiesa – seguendo le attuali linee guida – sia più rischiosa di altre situazioni, come per esempio il fare la spesa. E il bene spirituale per i credenti, nel venire in Chiesa, è incommensurabilmente importante per il loro benessere», hanno pertanto concluso i tre autori di questa indagine.

D’accordo, ma come mai la Messa non incrementa il rischio di contagi? Si tratta forse di un miracolo? A proposito di divina provvidenza e prodigi celesti, McGovern, Flanigan, e Cieslak non possono escludere nulla – né lo possiamo fare noi -, ma la risposta dello mancato sviluppo di focolai sembra essere molto terrena. Infatti, fanno presente i tre studiosi, la buona notizia non è che a Messa non ci si infetti – una cosa, questa sì, che avrebbe del miracoloso -, la buona notizia è che, nella misura in cui si osservano le precauzioni (indossare le mascherine, stare a debita distanza e igienizzarsi le mani), le chiese sono e restano un posto sicuro o, quanto meno, non più a rischio di altri.

In effetti, guardando alla cronaca italiana di questa estate, abbiamo appreso di focolai presso dei corrieri, delle discoteche e dei villaggi turistici – anche a feste di matrimonio, se è per quello – ma sostanzialmente mai presso le chiese. Come mai? La motivazione è semplice ed è nota da prima che McGovern, Flanigan, e Cieslak pubblicassero il loro contributo su Real Clear Science; il riferimento è qui al rigore e all’attenzione alle regole che – non solo in fase pandemica – le persone che frequentano i luoghi di culto sono solite garantire.

Su questo c’è davvero molta letteratura, che spazia dell’osservanza delle regole etiche fino a quella delle norme statali, alla minore evasione fiscale, eccetera. Non meraviglia, quindi, che all’interno delle chiese le messe risultino sicure o, quanto meno, non più pericolose di altre situazioni di quotidianità: merito della disciplina che, come si diceva, è largamente più diffusa – su vari fronti – tra i praticanti che tra altre categorie di persone. Quale lezione trarre, allora, da questa indagine americana?

Essenzialmente una: quella secondo cui a Messa, con le dovute precauzioni, si può andare e, soprattutto, tornare. Si vuole evidenziare in particolare quest’ultimo aspetto – il ritorno a Messa – dal momento che, ad oggi, sono ancora relativamente poche le persone tornate in chiesa al termini delle restrizioni introdotte nelle fasi più acute dell’emergenza pandemica. Eppure sappiamo, dagli ascolti televisivi record registrati a Messe e Rosari nei mesi scorsi, che il bisogno religioso c’è, eccome se c’è. Un motivo in più allora per rinvigorire, con le note cautele, gli sforzi di evangelizzazione. Anche durante la pandemia.


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