Cari amici lettori, protagonista della storia di copertina è una suora di 93 anni con un invidiabile spirito giovanile. Maria Pia Giudici riesce a trasmettere a tutti il suo entusiasmo per Dio e per una vita donata a lui e ai fratelli.
Sono molto efficaci le parole con cui descrive il primo sbocciare della sua vocazione: « Avevo 19 anni e un cuore inquieto assetato di infinito». La testimonianza di suor Maria Pia mi offre lo spunto per una riflessione sulla vita consacrata nella Chiesa, in questo anno che il Papa ha voluto dedicare a questa particolare forma di vita cristiana. Tra l’altro, per molti di noi religiosi paolini, me compreso, il prossimo 8 settembre, festa della Natività di Maria, è l’anniversario della professione religiosa, cioè della consacrazione a Dio con i voti di povertà, castità e obbedienza.
Anche la vita religiosa sembra sperimentare un momento di crisi. Non solo a livello di vocazioni, ma di comprensione del valore di questa scelta. Molti nella Chiesa sembrano non comprenderla più e gli stessi religiosi e religiose appaiono talvolta stanchi e sfiduciati, incapaci di trasmettere la gioia e l’entusiasmo che nascono dal dedicare la propria vita totalmente al Signore.
Vale la pena allora riprendere i temi della lettera apostolica del Papa per l’Anno della vita consacrata. Tre sono gli obiettivi: guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione, abbracciare il futuro con speranza. E cosa attende Francesco da questo anno di grazia? Soprattutto una testimonianza di gioia. «Siamo chiamati a sperimentare e mostrare», ha scritto, «che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici, senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità; che l’autentica fraternità vissuta nelle nostre comunità alimenta la nostra gioia; che il nostro dono totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita».
Cari amici, pregate per noi consacrati. Anche noi abbiamo bisogno di sostegno spirituale. Vi chiedo anche di lasciare la porta aperta perché nelle vostre famiglie e comunità parrocchiali ci sia sempre qualcuno che possa rispondere alla chiamata del Signore. E concludo con le parole che Francesco ha rivolto a ogni cristiano: «Vi invito tutti a stringervi attorno alle persone consacrate, a gioire con loro, a condividere le loro difficoltà, a collaborare con esse, nella misura del possibile, per il perseguimento del loro ministero e della loro opera, che sono poi quelli dell’intera Chiesa. Fate sentire loro l’affetto e il calore di tutto il popolo cristiano».