L’utero in affitto corre su Istagram e non solo in salsa Lgbt. L’ultima spinta promozionale, in ordine di tempo, arriva da un’influencer americana, Breanna Lockwood, che dopo aver condiviso per quattro anni i suoi tentativi di ottenere una gravidanza ieri ha annunciato che avrà un figlio grazie all’utero in affitto, la sua stessa madre lo porterà in grembo.
L’annuncio è arrivato con tanto di foto di rito: coppia sorridente e lavagnetta con la scritta «fatto con tanto amore [il bambino, ndr] e un po’ di scienza». Accanto la mamma, rigorosamente sorridente e bionda, con il pancino evidenziato da un abito che fascia al punto giusto.
Non può mancare la caption strappalacrime: «la più grande sostenitrice della mia vita ci sta dando la nostra più grande benedizione. La mia bellissima mamma sta portando in grembo il suo primo nipote, Aaron e il mio bambino biologico, come portatrice gestazionale! Aaron e io abbiamo avuto il nostro DNA riproduttivo prelevato, fecondato, testato e congelato tramite fecondazione in vitro, mentre mia madre ha superato ogni test per poterci dare questo dono. Sfidando le probabilità, a 51 anni sta spingendo le scienze riproduttive fuori dagli schemi per darci suo nipote tramite maternità surrogata!».
Ovviamente il post è stato accolto con giubilo, sono piovuti cuoricini, frasi sdolcinate, emoticon con gli occhi sognanti e chi più ne ha più ne metta. Nessuno si chiede cosa sarà di quel bimbo cresciuto nel grembo della nonna e che dovrà chiamare mamma la sorella. Non importa, conta solo il desiderio esaudito.
Breanna ha soltanto 28 anni e nel post elenca anche i passaggi che ha affrontato nei suoi quattro anni di matrimonio con Aaron e relativi tentativi di ottenere una gravidanza: «476 iniezioni, 64 prelievi di sangue, 7 procedure chirurgiche, 3 round di raccolta degli ovuli, 19 embrioni congelati, 8 trasferimenti di embrioni congelati con fecondazione in vitro, 4 trasferimenti di embrioni falliti, 1 aborto spontaneo, un aborto gemellare, una gravidanza extrauterina, innumerevoli lacrime»
L’elenco lascia senza fiato, nessuna parola viene dedicata agli embrioni, quasi non fossero anch’essi figli.
Il post si conclude così: «Condividere questa avventura con mia madre è stata l’esperienza più unica e sorprendente della mia vita. La maternità surrogata è davvero il dono più altruistico di sempre, è il puro esempio del “faresti qualsiasi cosa per i tuoi figli”, e se se posso essere anche la metà di quello che è stata mia madre, saprò che sto facendo qualcosa di giusto… »
Ormai giusto è diventato sinonimo di “qualunque cosa sia necessaria per raggiungere il mio obiettivo”. Fosse anche un figlio. A tutti i costi.
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