«Io di miracoli non parlo. Ma metti mai che…». Il cappellano ospedaliero don Claudio Pirillo mette le mani avanti, ma sa che qualche cosa deve essere andato per il verso giusto. Ad accorgersi che potrebbe essere un miracolo invece è stata un’infermiera dell’ospedale di Crotone San Giovanni di Dio. Dal 26 di marzo i contagi Covid si sono arrestati. E da quel giorno hanno iniziato a guarire i primi malati di Coronavirus fino a che da una settimana Crotone è una provincia Covid-free dato che al momento non figurano nuovi contagi.
Ebbene. Il 26 marzo è anche la data in cui in ospedale ha fatto il suo ingresso anche una signora speciale. Si chiama Madonna di Capocolonna ed è la patrona della diocesi calabrese. L’effige della Madonna nera, che viene portata in processione tutti gli anni dai crotonesi fino al promontorio (Capocolonna) in cui oggi sorge il suo santuario, era stata prestata temporaneamente dall’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta con questa singolare motivazione: «Nei prossimi giorni il Quadricello della Madonna di Capocolonna lo manderò per qualche giorno presso l’ospedale di Crotone come segno della vicinanza della nostra chiesa a questo luogo nel quale si sta combattendo una battaglia importante per la salute e il benessere di tutti noi».
Ebbene: da quel giorno i contagi si sono arrestati e le guarigioni hanno iniziato a contarsi copiose.
«È andata proprio così – spiega al Timone il cappellano don Claudio –. A Crotone abbiamo tre immagini: quella originale, grande, viene esposta ogni sette anni, mentre in processione una volta all’anno esce un “quadricello” che viene scortato da oltre 120mila crotonesi. Bene, il vescovo ha nella sua cappella privata una copia del quadricello della Madonna nera e dal 26 marzo me lo ha consegnato direttamente perché lo potessi custodire in ospedale».
Il quadro però non è rimasto solo nella cappella. «No, durante la preghiera e la Messa con il personale medico lo espongo – prosegue il sacerdote – e poi lo porto in processione per farlo vedere ai malati». E loro? «Pregano e si affidano», aggiunge. Quindi, pare di capire che la donazione del vescovo non sia stato un semplice gesto devozionale, ma qualche cosa di concreto deve averlo operato.
«Sì, ho letto l’articolo su quanto dice l’infermiera… che cosa vuole che le dica? Beh… diciamo che le vie del Signore sono davvero misteriose, ma in un’ottica di fede dobbiamo dire che se non ci avessimo creduto non l’avremmo esposta e non ci saremmo affidati a Lei».
Storia ricca di significati quella della Madonna di Capocolonna, che affonda le sue radici – come tante devozioni italiane – ai tempi in cui i Saraceni nel 1519 compivano le loro consuete scorribande da Sibari al basso Ionio. A Capocolonna, appena a sud di Crotone, i Mori devastarono il promontorio su cui sorgeva una chiesetta che ospitava il quadro di origine bizantina. Antica devozione, arrivata a sostituire il tempietto pagano di Hera Lacinia che della città fondata dagli Achei era il cuore religioso. Ed è li, nella città di Kroton – fratello di Alcinoo, Re dei Feaci, che diede ospitalità ad Odisseo – che i musulmani devastarono tutto, portandosi via anche quel quadro come bottino di guerra. Solo che la nave pronta a salpare per la Turchia, non voleva saperne di mollare gli ormeggi. Così, gli islamici decisero di gettare in mare quell’immagine quasi a volersi liberare di una zavorra. Recuperata da un pescatore, l’icona fu portata “trionfalmente” in città e da lì iniziò la sua nuova vita di Protettrice dei crotonesi.
Oggi, mutatis mutandis, la Madonna nera è ancora lì, pronta a difendere i suoi cittadini.
Miracolo? Rispondere non è facile, ma anche in questo caso è sempre meglio crederci. Anche perché non sappiamo che cosa sarebbe accaduto, e soprattutto quanti morti ci sarebbero stati, se la Madonna non fosse entrata in reparto dove è stata accolta con la stessa devozione dei crotonesi che nel ‘500 la salvarono dalle acque. Nel dubbio, sempre meglio optare per la scommessa di Pascal.
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