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24.12.2024

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La libera scelta va tutelata, ma solo quando si tratta di scegliere l’eutanasia
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17 Agosto 2021

La libera scelta va tutelata, ma solo quando si tratta di scegliere l’eutanasia

«Non so cosa farei, ma vorrei essere libero di decidere». Se a pronunciare questa frase fosse una persona che non vuole sottoporsi al vaccino anticovid, oggi verrebbe subito etichettata come “no vax” e considerata, se va bene, un irresponsabile egoista che certamente non va assecondata nel proprio pensiero, ma casomai aiutata a cambiare idea spintaneamente. Ma dato che questo slogan appare sul sito di Eutanasia Legale, certamente il giornale unico del mainstream non potrà che essere d’accordo, d’altra parte la libertà è sacra, a patto che tu sia d’accordo con chi comanda. E infatti l’hashtag della campagna è #liberifinoallafine.

E così ieri tutti i giornali hanno ripreso e rilanciato con giubilo la “lieta novella”, ovvero che è stata raggiunta quota 500 mila firme per il referendum che vuole chiedere la legalizzazione dell’eutanasia nel nostro Paese, lo hanno ufficializzato Filomena Gallo e Marco Cappato, anime del Comitato promotore che comprende oltre all’Associazione Coscioni, l’UAAR, Radicali italiani e la chiesa pastafariana in Italia. Quest’allegra brigata da tempo appunto si batte per abrogare, e sarebbe questo il quesito referendario, la norma penale che impedisce l’omicidio del consenziente, una roba da niente insomma. Un omicidio che viene presentato come “morte degna” e ovviamente libera. Si legge sul sito Eutanasia Legale «Ammalarsi fa parte della vita. Come guarire, morire, nascere, invecchiare, amare. Le buone leggi servono alla vita: per impedire che siano altri a decidere per noi». Sembra una candid camera eppure accade veramente, da un lato siamo immersi in restrizioni rigidissime per non ammalarsi, dall’altro ci viene detto che ammalarsi fa parte della vita e che ciascuno deve poter scegliere, eventualmente anche di morire, anzi eventualmente anche di farsi uccidere.

Per fortuna finché c’è vita c’è speranza, non fosse che noi noi più che vita abbiamo Speranza Roberto, un ministro che in questi giorni – in un Paese in emergenza sanitaria! – ha pensato bene di dichiarare alla stampa l’intenzione di dare propria attuazione alla sentenza 242/19 della Corte Costituzionale sul suicidio assistito, esautorando completamente il Parlamento (che invece la Consulta ha richiesto di coinvolgere). #liberifinoallafine, insomma, di illudere le persone che togliersi la vita sia la via giusta, che la morte procurata sia libertà e l’eutanasia un diritto.

Sarebbe anche uno di quei temi su cui dibattere accalorati, e lo si farà sicuramente ancora, ma c’è da registrare solo che quando si discute di persone che desiderano morire, di ammalati che desiderano morire, non si parla mai delle cure e dei supporti che a queste persone sarebbero dovuti, della libertà di amare e lasciarsi amare che va oltre ogni infermità, del senso ultimo del dolore che nell’economia divina misteriosamente agisce per un bene più grande. Ma per comprenderlo bisognerebbe saper guardare il cielo.

Foto Imagoeconomica

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