In nome dell’ecumenismo, si intacca la fede e l’unità della Chiesa. Di fatto, è questo quanto successo tra il 19 al 22 febbraio 2018, quando 60 vescovi tedeschi si sono riuniti in assemblea plenaria a Ingolstadt e hanno discusso attorno alla dispensa pastorale Sulla via dell’unità con Cristo: i matrimoni confessionali e la partecipazione congiunta all’eucaristia, arrivando a decidere (con 47 voti a favore e 13 contrari) di concedere, in certi casi, al coniuge protestante di accostarsi alla Santa Comunione. Ovviamente, come riporta il National Catholic Register, questo è possibile solo «dopo aver fatto un “serio esame” di coscienza con un prete o un’altra persona con responsabilità pastorali; se il partner “afferma la fede della Chiesa cattolica”; se desidera porre fine a “gravi difficoltà spirituali” e se ha “brama di soddisfare la fame per l’Eucaristia”». Tuttavia, la sostanza non cambia: i vescovi tedeschi hanno di fatto aperto a una possibilità nuova, che non interessa solo il piano pastorale, bensì va a toccare quelli che sono i basilari della fede.
Questo fatto ha suscitato molta preoccupazione all’interno del mondo cattolico e i cardinali Francis Arinze, Gerhard Müller, Walter Brandmüller e Paul Cordes si sono esposti pubblicamente per denunciare l’accaduto. Il 22 marzo, inoltre, sette vescovi tedeschi hanno resa pubblica una lettera indirizzata all’arcivescovo Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, al cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, al vescovo Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, segretario del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, e al nunzio apostolico in Germania, l’arcivescovo Nikola Eterović, nella quale hanno inteso porre in evidenza quattro punti fondamentali sui quali chiedono chiarimenti, aggiungendo altresì di avere «molte altre domande e riserve fondamentali».
Questa lettera, secondo fonti affidabili del Register, «è fortemente osteggiata dalla conferenza episcopale tedesca, ma ha il pieno appoggio di Benedetto XVI» e avrebbe già portato a una risposta da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, che tuttavia Papa Francesco non ha ancora acconsentito a rendere pubblica, probabilmente volendo prima incontrare il cardinale Marx, il cardinale Woelki e il vescovo Felix Genn per confrontarsi sulla questione.
Vediamo quindi i contenuti della missiva (qui in forma integrale), a firma del cardinale Rainer Woelki di Colonia, dell’arcivescovo Ludwig Schick di Bamberg, del vescovo Gregor Hanke di Eichstätt, del vescovo Konrad Zdarsa di Augusta, del vescovo Wolfgang Ipolt di Görlitz, del vescovo Rudolf Voderholzer di Ratisbona e del vescovo Stefan Oster di Passau.
Innanzitutto i vescovi si dicono molto perplessi circa la “catalogazione” del documento in esame: si tratta, come viene affermato dalla maggior parte dei vescovi tedeschi, di una “dispensa pastorale”, oppure si è di fronte a un testo di portata nettamente maggiore? Inoltre, si chiedono, come mai una persona che abbraccia la dottrina cattolica, accostandosi alla Santa Comunione, non dovrebbe convertirsi? E il “disagio spirituale” è da considerarsi come un caso eccezionale, oppure riguarda tutti i cristiani che hanno a cuore l’unità dei fedeli? Infine, come può una Conferenza episcopale nazionale assumere una decisione che interessa la Chiesa universale?
«Chiediamo il vostro aiuto, alla luce dei nostri dubbi, sul fatto che la bozza di soluzione presentata in questo documento sia compatibile con la fede e l’unità della Chiesa», concludono quindi i sette vescovi. Rimaniamo in attesa di sapere quale sarà la risposta di Roma.
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