Jaguar, la famosa casa automobilistica britannica nata nel 1922, ha rimosso il giaguaro come simbolo identificativo del suo brand e ha optato per un segno geometrico, un cerchio con due “J” rivolte in senso opposto, in stile Gucci per intendersi. Nell’epoca in cui si cammina un po’ tutti sulle uova per paura di offendere chiunque, forse, si è fatto un passetto di troppo sui fragili gusci dell’ideologia insopportabile “woke”, non solo per il cambiamento del logo, ma anche e soprattutto per la nuova comunicazione del marchio. Lo spot è un tripudio di tulle, uomini in gonna o leggins, donne di colore e/o curvy; il solito canone inverso che ormai conosciamo a mena dito e che invece insistono a chiamare rivoluzionario e trasgressivo. Che noia, altro che “esuberanza modernista colorata e originale”.
In un articolo su AGI si legge che «la casa automobilistica di lusso, fondata nel 1922, ha sostituito il suo iconico logo con il giaguaro con un simbolo geometrico curvo a forma di J, eliminando così qualsiasi rappresentazione dell’animale da cui trae spunto il marchio». Nel mondo del commercio si sa che le operazioni di rebranding sono sempre assai rischiose e comportano effetti collaterali poco desiderabili; eppure negli uffici dello storico brand (attualmente in mani cinesi) hanno deciso che ne valeva la pena, che dato il nuovo posto che l’azienda intende occupare nel mercato dell’elettrico con il lancio di una nuova gamma di prodotti per il 2026, sarebbe stato coerente riprogettare il logo perché si adeguasse a questa nuova identità.
Peccato che, per ora, questa nuova veste non piaccia a nessuno. Il mondo degli appassionati Jaguar si è sentito tradito e considera la decisione della casa un vero scempio. Per qualcuno si tratta niente meno che di un “suicidio commerciale”. A esprimersi in questi termini è Philip Porter, autore di libri di motori e co-fondatore dell’International XK Jaguar Club: «Penso che sia un suicidio commerciale. Penso che sia una brutta battuta, è esilarante.Penso che sia semplicemente folle. C’è sempre stata una passione per Jaguar, e questo logo è semplicemente ridicolo, non è vero? Ci vuole molto tempo per costruire un marchio, ma puoi farlo crollare da un giorno all’altro».
Una rocambolesca eterogenesi dei fini, quella della nuova strategia Jaguar: è tutto molto chic, vivido, colorato e inclusivo ma pare che costerà al brand la perdita dell’85% dei clienti tradizionali. Lo spot ha incontrato tante critiche, Musk, leader con Tesla nella produzione e vendita di veicoli elettrici, ha chiesto su X “Vendete ancora auto?” Ma – riporta Il Giornale – «se mister Tesla ha scelto l’ironia, molti appassionati di auto hanno stroncato senza mezzi termini la sterzata woke: “Avete ucciso un’icona britannica”, “Go woke, go broke”, “Il vostro logo mi piaceva molto, ora fa schifo” alcuni dei commenti virali e privi di turpiloquio».
Sarà colpa loro, dei clienti tradizionali e consolidati di Jaguar, che non capiscono dove va il mondo e quanto è bello essere fluidi, dinamici, colorati, proiettati verso il futuro. Sembra simile alla storia dell’elettorato che, se vota a destra è perché è incolto, rurale, inconsapevole. Che dite, è ora di un rebranding del concetto di “superiorità morale” e di inclusività obbligatoria? (Fonte foto: Pexels.com/Pexels.com)
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