«Get woke, go broke» (segui gli ideali woke e vai al verde) – così un utente commenta su Twitter la recente vicenda della bancarotta della Silicon Valley Bank. Sembra infatti che a forza di concentrarsi sui diritti Lgbt e sulla necessità impellente di inclusione si perda di vista perfino l’andamento dei beni dei propri clienti – con una perdita di 1,8 miliardi di dollari, non proprio due spiccioli. Con oltre 209 miliardi di dollari di attività, con sede in California, la Silicon Valley Bank era la sedicesima banca statunitense ed è stata la seconda banca più grande degli Usa a crollare dalla crisi finanziaria del 2008.
Come riportato dal New York Post, la banca aveva speso soldi per una campagna Lgbt della durata di un mese e aveva creato una nuova risorsa online riservata ai giovani Lgbt, uno spazio sicuro per incoraggiare i dipendenti a raccontare le loro storie di coming out, oltre che un nuovo blog sulla consapevolezza della salute mentale per i giovani Lgbt. A guidare tutto ciò è stata Jay Ersapah, capo della gestione del rischio finanziario presso la filiale britannica della banca. La Ersapah è stata accusata di dare la priorità alle iniziative pro-diversity rispetto al suo ruolo effettivo.
«Come persona queer di colore e immigrata di prima generazione proveniente da un background operaio, non c’erano molti modelli per me da “osservare” per poter crescere», ha detto Ersapah riferendosi alle iniziative di inclusione. Il curriculum parla chiaro: ha moderato il municipio dell’Emea Pride e ha lavorato come relatrice presso il municipio del Global Pride della banca per condividere le sue esperienze come lesbica di colore, oltre che co-presidente dell’European LGBTQIA+ Employee Resource Group della banca.
E se da una parte tutti i suoi sforzi per l’inclusività le sono valsi un posto nelle eccezionali liste di modelli di ruolo Lgbt 2022, dall’altra, le è costata la brusca chiusura da parte del Dipartimento per la protezione finanziaria e l’innovazione della California poco dopo che la banca ha rivelato di aver subito un colpo di 1,8 miliardi di dollari da una vendita da 21 miliardi di dollari delle sue partecipazioni obbligazionarie.
Le azioni di Svb Financial, la società madre della banca, erano crollate del 60% giovedì. Il titolo è sceso di un altro 60% nel trading pre-mercato venerdì fino a quando non è stato fermato. Ciò significa che in meno di 48 ore ha perso il 90% del suo valore. Sabato, il cofondatore di Home Depot, Bernie Marcus, ha insinuato che le politiche woke come quelle lanciate dalla Ersapah avrebbero potuto portare al drammatico fallimento della Silicon Valley Bank. In un’intervista a FoxNews è stato chiaro: «Mi dispiace per tutte le persone che hanno perso tutti i loro soldi in questa banca “woke”. È stato ancora più deprimente sentire che i funzionari della banca hanno venduto le loro azioni prima che questo accadesse. È deprimente per me» ha detto.
«Chi sa se il Dipartimento di Giustizia li perseguirà? Sono una società che segue gli ideali woke, quindi credo di no. E probabilmente la faranno franca», ha proseguito, prima di insinuare che l’amministrazione Biden abbia spinto le aziende a dare la priorità a temi come il riscaldamento globale rispetto alle esigenze degli azionisti. «Queste banche sono gestite male perché tutti si concentrano sulla diversità e su tutte le questioni woke e non si concentrano sull’unica cosa che dovrebbero fare, cioè il rendimento degli azionisti» ha concluso Marcus. Ecco che cosa si cela dietro alla maschera del capitalismo woke. E il tracollo è dietro l’angolo. (Fonte foto: Linkedin)
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl