Dall'intervista di Massimiliano Menichetti al postulatore generale della causa di canonizzazone di Junipero Serra, padre Giovannigiuseppe Califano, per Radio Vaticana:
[…] Che cosa la colpisce personalmente della figura di Fra Junipero Serra?
Penso che la virtù più eminente del nuovo Santo sia stata l’umiltà. Non sarebbe stato umanamente possibile realizzare una tale moltitudine di opere senza una umiltà eroica. Il suo più antico biografo fu il discepolo padre Palou, il primo a insistere con convinzione su questo concetto dell’umiltà del Santo. Ed egli scrive, nella sua biografia, subito dopo la morte del nostro Santo: “Si reputava il più inutile… facendo comprendere di essere servo e senza alcuna abilità… Quanto maggiore era l’onore che gli si voleva attribuire, tanto maggiore era la ripugnanza che egli dimostrava e utilizzava tutti i mezzi che l’umiltà e la prudenza gli suggerivano, per evitare le occasioni di elogio”. Se sfogliamo la biografia di San Junipero, troviamo moltissime manifestazioni concrete di questa umiltà eroica: basti pensare che quando era missionario in Sierra Gorda e, come dicevamo, aveva stabilito questo rapporto fraterno con le popolazioni, gli fu ingiunto di ritornare in Messico, a Città del Messico, nel Collegio di San Ferdinando per poi immediatamente ripartire verso le missioni del Texas, perché si era verificato che la stazione missionaria di San Saba era stata distrutta, ed egli accettò senza alcuna esitazione questo cambiamento di servizio. Accadde però che le autorità spagnole giudicassero troppo pericolosa questa nuova impresa e quindi il Santo lasciò il luogo dove stava con tanto profitto, tornò a Città del Messico e dovette aspettare ben 10 anni per poi ripartire per le missioni. Quindi, veramente una grande umiltà: sentirsi un servi inutile là dove l’obbedienza lo chiamava ad essere. E in questi 10 anni in cui fu più stabile nella sua attività, allo stesso modo fu missionario perché si dedicò alla predicazione alle popolazioni, al ministero della confessione, fu anche maestro dei novizi… Quindi, una persona molto operosa che sapeva stare là dove l’obbedienza lo poneva. E quando stava in convento tra i suoi frati, sebbene fosse una persona nota, una persona ormai anche di successo, assumeva gli atteggiamenti consueti dei Frati minori come fosse l’ultimo dei novizi: era puntuale agli atti comuni, alla preghiera, praticava la mortificazione… Veramente, sapeva stare all’ultimo posto. Ce ne sono molti altri, di questi episodi, in cui si rivela l’umiltà del Santo. Giunse da Roma la patente per procedere alla Confermazione, ad amministrare quindi il Sacramento della Cresima: gli fu contestata, l’autenticità della patente, perché non era passata attraverso l’autorizzazione delle autorità spagnole. Lui seppe attendere, pazientare che gli fosse riconosciuto il suo diritto per poi ripartire con coraggio e con forza, nonostante la piaga che aveva alla gamba.
Lo ricordiamo: questa piaga come si era formata?
La piaga alla gamba si era formata al suo arrivo in Messico, procurata probabilmente da una puntura d’insetto. Portò infezione e lui l’ha portata pazientemente, questa piaga, per i 35 anni in cui è stato missionario. Ha viaggiato sempre a piedi: solo in una circostanza gli fu prestata una lettiga, proprio negli ultimi anni, quando era sofferente, ma ha camminato sempre sul dolore e questo certamente per un desiderio di conformità a Cristo, per un’offerta più autentica della sua vita e proprio perché si riteneva un nulla. […]