La crisi sembra inarrestabile: sempre meno fedeli riempiono le chiese e sempre meno sacerdoti riempiono i seminari, a fronte dell’aumento dell’età media dei chierici. La crisi della Chiesa cattolica è ormai sotto gli occhi di tutti. Ne parla anche il cardinale Robert Sarah, nel terzo volume della sua trilogia, Le soir s’approche et déjà le jour baisse. Il titolo riprende le parole che i discepoli di Gesù rivolgono al Risorto: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno volge già al declino».
Il cardinale senza mezzi termini, accusa l’Occidente di essere diventato la “tomba di Dio”, attribuendo, contemporaneamente, la causa del crollo della società occidentale proprio al rinnegamento delle sue radici cristiane: «L’Occidente non sa più chi è, perché non sa e non vuole sapere chi lo ha formato e costituito. Sono ormai molti i paesi occidentali che non conoscono la propria storia. È una forma di autoasfissia che conduce a una decadenza e apre la strada a nuove civiltà barbariche» – sostiene Sarah.
Non tutte le nazioni cattoliche europee sono giunte, però, allo stesso allarmante livello di scristianizzazione, eccezion fatta, tuttavia, per la Francia. Il dato sul quale ci soffermiamo è, infatti, quello drammatico e allarmante del calo drastico delle ordinazioni sacerdotali, in Francia: quest’anno il 60% delle diocesi francesi non avrà alcuna ordinazione. Per cui si contano un totale di 122 nuove ordinazioni, composte da 77 sacerdoti diocesani, 22 religiosi e 6 sacerdoti che celebrano secondo la forma straordinaria del Rito Romano.
Ma non finisce qui, perché un quadro ancora più chiaro della situazione, emerge da un recente studio di Jerome Fourquet autore de libro L’archipel français. Naissance d’une nation multiple et divisée in cui il politologo francese, direttore anche dell’istituto sondaggi IFOP (ovvero l’istituto francese dell’opinione pubblica) conduce un’analisi strettamente quantitativa, fotografando, col freddo numero alla mano, una situazione tutt’altro che rassicurante. Innanzitutto, dalla sua indagine, emerge che l’atto che più qualifica il fedele cattolico, ovvero la partecipazione alla messa domenicale è praticamente disertato: nelle città, la Messa è seguita dal 4 % dei fedeli, nelle zone rurali dall’8%. I matrimoni civili, invece, superano il 60 %.
Di pari passo va il drastico calo del numero dei sacerdoti: nel 1950 se ne contavano 50 mila, oggi superano appena i 10 mila, quasi tutti di età avanzata. Per non parlare della chiusura dei seminari: uno dei più grandi, quello di Lilla, che accoglieva i seminaristi provenienti dalle diocesi di tutto il nord della Francia, è stato chiuso per mancanza di candidati. Come sottolinea Fourquet siamo oltre la fase della secolarizzazione, l’epoca vissuta dalla Francia può essere definita, dice lo studioso, tranquillamente “post-cristiana”.
Addirittura saremmo di fronte ad un “cambiamento di civiltà” che, tuttavia, non avrebbe lasciato tutti indifferenti, ma avrebbe portato, attualmente, ad una svolta identitaria e conservatrice di un ristretto numero di cattolici, come fa notare Fourquet stesso. Eh già, perché, per quanto avanzato possa essere il processo di secolarizzazione o peggio di scristianizzazione, tuttavia, viene veramente difficile pensare ad un “cambiamento di civiltà”, anzi, al perpetuarsi stesso del concetto di civiltà, perché, piaccia o no, la secolarizzazione non è un processo di emancipazione del dato reale dal dato sovrannaturale, ma al contrario, è una progressiva erosione del senso, anche del dato naturale, del dato umano.
E forse, dunque, il vero dramma, più che nel calo delle vocazioni o nell’abbandono della pratica religiosa, va ricercato ancora più ab origine e consiste nel fatto che i credenti o sedicenti tali, almeno in Francia, dall’impietosa analisi tracciata, si sono letteralmente dimenticati di essersi dimenticati di Dio.
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