In Francia non si ferma il dibattito sulla vita nascente: questo inizio di 2021, tra gennaio e febbraio, vede infatti il Senato impegnato nella discussione di due progetti di legge che si muovono nella direzione di ampliare il “diritto” per le donne di abortire il bambino che portano in grembo.
Di fronte a tutto questo, tanti cittadini hanno deciso di mobilitarsi, di far sentire la propria voce contraria, come dimostra la grande partecipazione che ha registrato l’annuale edizione della Marcia per la Vita francese: nonostante la pandemia da Covid-19 in corso, infatti, sono state 5.000 le persone che lo scorso 17 gennaio si sono radunate al Trocadéro, zona monumentale nel XVI arrondissement di Parigi, alle quali si sono unite ben altre 15.000 persone collegate in diretta tramite Zoom.
«Quest’anno la Marcia per la Vita», ha spiegato al Timone Aliette Espieux, la nuova portavoce della Marcia, «ha deciso di concentrarsi sui due progetti di legge attuali. Il disegno di legge cosiddetto “bioetica”, che cerca di eliminare il periodo di riflessione prima dell’aborto e di estenderlo anche alle donne in difficoltà psicosociale; e il disegno di legge di Albane Gaillot, che intende estendere l’aborto da 12 a 14 settimane, abolire la clausola di coscienza specifica per l’aborto per il personale medico e, infine, rendere le ostetriche delle abortiste».
Si tratta, insomma, di disegni di legge che non solo mostrano di non considerare i diritti del nascituro, in primis quello alla vita, ma che vanno anche contro le donne stesse e la missione precipua dei medici di mettersi a servizio della vita, limitandone la libertà di esercitare in coscienza la propria professione. «Il Governo francese», ha proseguito la Espieux, «sta imbavagliando donne e medici, che non hanno più la libertà di agire secondo la loro coscienza. Una donna molestata dal suo partner non ha altra scelta che abortire, un medico non ha altra scelta che essere licenziato, se si oppone a questo atto. È scandaloso».
Sembra avere le idee chiare e una forte tenacia la giovanissima, appena 21enne, studentessa universitaria neo portavoce della Marcia per la Vita, che ama definirsi una «femminista pro vita». Una figura, la sua, che trasmette vitalità e intraprendenza e che infonde fiducia nella possibilità di una rinascita, anche in chiave anagrafica, del mondo pro life francese, ma non solo: «Una nuova generazione sta sorgendo», ha confermato infatti al Timone la Espieuc, «e questa generazione vincerà contro questo governo eugenetico. Vinceremo perché siamo la generazione post Sessantotto: siamo nati con la legge del velo e conosciamo le drammatiche conseguenze. Ci troviamo, o ci troveremo, tutti di fronte a questa situazione nelle nostre vite. Sappiamo che l’aborto ha un impatto sul nostro corpo femminile, che la pillola può sterilizzare noi e altre donne, comprese quelle che non la prendono. Sappiamo che l’aborto non ha mai dato stabilità, finanziaria o emotiva, alla coppia, che non ha mai permesso a una donna di essere rispettata, né a un uomo di assumersi la sua responsabilità.
Il Governo mente facendoci credere che l’aborto sia un atto innocuo. Le donne che oggi si alzano in piedi sono quelle che vogliono cambiare questa mentalità eugenetica. Gli uomini che oggi manifestano sono quelli che vogliono un altro futuro per la loro partner, per i loro figli. Questa generazione conosce troppo da vicino la realtà dell’aborto, e questa sfortunata conoscenza li rende determinati a combattere».
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