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3.12.2024

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La Francia alla prova dell’eutanasia
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9 Aprile 2021

La Francia alla prova dell’eutanasia

L’Assemblea Nazionale francese – convocata ieri – ha iniziato la trattazione del disegno di legge sull’eutanasia ma, al momento in cui scriviamo, nella serata di giovedì, la speranza che si arrivi ad una votazione finale appare poco verosimile. Del resto, con 3.000 emendamenti l’approvazione in una singola giornata sarebbe dura per qualsiasi provvedimento. Ciò tuttavia non toglie come il disegno di legge che «dà e garantisce il diritto ad un libero fine vita», presentato nell’ottobre 2017 da Olivier Falorni, dal deputato della Charente-Maritime, abbia elevate probabilità di finire nell’ordinamento vigente.

Anche perché il testo di questa legge si configura come estremamente astuto e, a tratti, quasi criptico rispetto alle sue reali finalità. Basti pensare che, nell’articolato, neppure si parla di «eutanasia», ma solo, si fa per dire, di intervenire legiferando sul ricorso all’«assistenza medica attiva in punto di morte» per qualunque persona «capace e in piena età, in fase avanzata o terminale di morte» fosse colpita da un dolore che non può essere «placato» o fosse ritenuto «insopportabile».

Ora, non occorre un fine giurista per capire che, con queste premesse, Oltralpe l’eutanasia rischia non solo di essere legalizzata ma di esserlo anche con maglie assai blande. Quel che è interessante notare è come si è mossa in questi giorni la macchina propagandistica francese, e cioè facendo leva sul solito tormentone del fenomeno clandestino da portare alla luce tramite la depenalizzazione della pratica eutanasica. Proprio in questi giorni Falorni ha detto che in Francia si verificano «tra le 2000 e le 4000 eutanasie clandestine ogni anno». Su che basi il deputato abbia elaborato e fornito simili stime, naturalmente, non è dato sapere: esse però sono state riprese prontamente dai media.

C’è inoltre da dire che anche le associazioni radicali si sono spese per preparare l’opinione pubblica ad una legge sulla “dolce morte”. In che modo? Inscenando la classica parte dei filantropi martiri per la libertà. Lo prova quanto accaduto il mese scorso quando i militanti di Ultime Liberté – associazione pro “dolce morte”, appunto – sono stati accusati di traffico di barbiturici. Ebbene, in sostanza costoro non si sono difesi. «Rispetto a questi atti», hanno infatti detto, «non neghiamo di esserne gli autori. Sappiamo che sono illegali, ma riteniamo non contravvengano ai valori della Repubblica». Insomma, il solito vecchio trucco alla Panella-Bonino: commettere dei reati, farsi processare – quasi certi di trovare un giudice (amico) a Berlino – e intanto condizionare il pensiero comune.

Se la Francia imboccasse la strada eutanasica, sarebbe il quinto Paese in Europa a farlo, accodandosi in questo modo alla Spagna, la quale, con una legge che ha depenalizzato anche il suicidio assistito, si è a sua volta, nel marzo scorso, accodata a Belgio, Olanda e Lussemburgo. In questo modo, quello che fino a pochi anni fa era il solo Stato europeo con un tasso di fecondità superiore a quello di sostituzione – pari a 2,1 figli per donna -, andrebbe insomma ad accodarsi al trend mortifero continentale anche sul fronte del fine vita. Chi pare aver meglio di altri compreso questo baratro valoriale è, ironia della sorte, un ateo: lo scrittore Michel Houellebecq.

L’autore di Sottomissione, su Le Figaro, ci è infatti andato giù pesantissimo. «Una civiltà che legalizza l’eutanasia», ha infatti detto, «merita di scomparire». Per non essere frainteso Houellebecq ha pure rincarato la dose: «Devo essere molto esplicito, quando un paese, una società, una civiltà, arriva a legalizzare l’eutanasia, perde, secondo me, ogni diritto al rispetto». Degno erede morale di un’altra grande penna laica non credente contraria all’eutanasia di Stato – Oriana Fallaci -, lo scrittore francese è andato così ad allargare il fronte dei contrari alla “dolce morte”. Ma purtroppo la sensazione è che sarà durissima fermare una legge che ha dalla sua simpatie politiche trasversali, i soliti media e attivisti, come si diceva, agguerriti e disposti a tutto, pur di portare a casa la loro macabra vittoria.

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