La filosofia può dimostrare a chi non è credente che Dio esiste e può raggiungere la conoscenza di molti aspetti della sua natura. Fornendo così un contributo straordinario per rinforzare e chiarire la fede.
Come abbiamo detto varie volte (da ultimo su il Timone, n. 65, pp. 32-33), la filosofia può portare soccorso alla fede e certamente il suo più grande contributo consiste nel dimostrare, a chi non è credente, l'esistenza di Dio.
Ora, è vero che il Dio raggiunto dalla filosofia non è il Dio della fede, non è un Dio che è Padre, che si è incarnato come Figlio, che è Paraclito (Consolatore) come lo Spirito Santo, non è cioè un Dio con cui si può intrattenere lo stesso rapporto interpersonale e amoroso che caratterizza la fede cristiana, non è (per citare la famosa espressione di Pasca I) «il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio di Gesù Cristo».
Tuttavia, la ragione umana mediante la filosofia può conoscere non solo l'esistenza di Dio, ma anche alcune caratteristiche-attributi della sua natura-essenza. Perciò il Dio dei filosofi non è inconciliabile con il Dio della fede, anzi aiuta a comprenderlo e ad esercitare l'atto di fede, cioè la ragione non elimina la fede, bensì la rafforza e la chiarifica.
Pertanto, rinunciare alla conoscenza su Dio accessibile con la ragione perché essa è minore rispetto a quella che si ottiene dalla Rivelazione è assurdo come rinunciare ad un tesoro perché è meno grande di un altro.
1. Ebbene, mediante cinque dimostrazioni dell'esistenza di Dio, le cosiddette «cinque vie», S. Tommaso guadagna l'esistenza di un Essere, che noi chiamiamo Dio, che è Immutabile-Indiveniente (prima via), Causa Incausata di tutto, (seconda via, cfr. il Timone, n. 47, pp. 36-38), Necessario (terza via), Perfettissimo (quarta via), Intelligente e Ordinatore (quinta via, cfr. il Timone, n. 16, pp. 35-46; cfr. anche G. Samek Lodovici, L'esistenza di Dio, Edizioni Art, 2004). Queste dimostrazioni dell'esistenza di Dio, dunque, conseguono già anche cinque suoi attributi.
A partire da questi attributi, la filosofia è in grado di dedurne molti altri. Noi ci limitiamo a considerarne alcuni, cercando di semplificare (cosa di cui mi scuso con gli specialisti, a cui questo articolo non è rivolto) il discorso di Tommaso, fermo restando che esso resta un po' complesso (cosa che mi dispiace nei riguardi dei non specialisti).
2. Dato che il risultato della quarta via di Tommaso ci dice che Dio è l'Essere Perfettissimo, possiamo dedurre ulteriormente che Dio è anche Persona. Una persona è un essere che è un «io», cioè è dotato di intelligenza e volontà, e una persona è più perfetta di una cosa non personale (per esempio, l'uomo, che è persona, è più perfetto di una pietra):
dunque Dio è Persona, non un principio impersonale delle cose.
3. Ancora, la perfezione di Dio implica il suo essere Libero.
4. E posto che Dio è l'Essere Perfettissimo, ne segue che è Onnipotente, altrimenti la sua perfezione sarebbe lesa.
5. Dalla sua perfezione segue pure che Dio sia Sommamente Sapiente-Onnisciente, Vivente, Buono, Bello, Giusto, Misericordioso, ecc.
6. Dio è anche l'Essere Stesso Sussistente, perché è Perfettissimo, dunque è tutto l'Essere possibile e le cose ricevono l'essere da lui (senza coincidere con lui, cfr. n. 11).
7. Ma se è Onnipotente deve anche essere Unico (cioè uno solo), giacché due onnipotenti non possono coesistere, in quanto ognuno rappresenterebbe un limite per l'altro, togliendogli l'onnipotenza.
8. Inoltre, con la filosofia si può dire (sia pure non con il medesimo significato con cui lo dice la Rivelazione cristiana) anche che Dio è Amore:
1) sia perché è Perfettissimo, dunque non può non essere Amore, che è l'attività più perfetta;
2) sia perché è Creatore (cfr. n. 12) dunque:
a. essendo sommamente perfetto crea l'uomo senza guadagnare nulla;
b. essendo assolutamente libero (n. 3) crea l'uomo senza la minima costrizione (che Dio crei liberamente si desume anche dal fatto che se Dio fosse costretto a creare non sarebbe Onnipotente).
Ciò vuoi dire che Dio crea per amore e si interessa premurosamente all'uomo.
9. Ma questo già implica che Dio è Provvidenza, perché crea (cfr. n. 12) e ama ogni cosa, specialmente l'uomo.
10. E dal fatto che Dio è Immutabile (prima via) segue anche che sia Spirituale-Incorporeo, dato che, per contro, il mondo è continuamente sottoposto al mutamento, al divenire.
11. Per la stessa ragione, Dio dev' essere anche Trascendente-Distinto rispetto al mondo, perché se fosse coincidente col mondo sarebbe coinvolto nel divenire del mondo. Il che implica l'insostenibilità del panteismo, che afferma che Dio coincide col mondo (o, almeno, che dice che in ogni cosa c'è una parte di Dio).
12. Se Dio è Trascendente-Distinto dalle cose, ne segue anche che le cose esistono o perché lui le genera, o perché lui le crea. Se Dio generasse le cose avrebbe bisogno (come dice V. Mathieu criticando il modello di spiegazione dell'esistenza del mondo proposto da Plotino) di un «altro da sé» dentro cui generare le cose materiali. Ora, questo «altro da Dio» non può esso stesso essere generato da Dio, perché ci sarebbe nuovamente bisogno di un «altro da Dio» entro cui generarlo e questo «altro da Dio» richiederebbe un ulteriore «altro da Dio» entro cui venir generato e così via all'infinito; dunque questo «altro da Dio» dovrebbe esistere da sempre. Ma, in tal caso, Dio non sarebbe la causa di tutto (come invece ha dimostrato la seconda via), perché questo «altro da Dio» dovrebbe esisterebbe da sempre come Dio.
Pertanto, resta solo la possibilità che il mondo sia creato da Dio. E la creazione non è una trasformazione di qualcosa di preesistente, bensì la produzione totale di una cosa che non esisteva per nulla (quando diciamo che un artista crea la sua opera, usiamo la nozione di creazione in un senso un po' depotenziato, perché l'artista presuppone qualcosa: per esempio il marmo per fare la statua o le note per comporre una melodia).
Insomma, Dio è Creatore.
13. Ancora, l'Immutabile dev'essere anche Eterno. Infatti, iniziare ad essere, finire, scorrere nel tempo, sono tutte forme di mutamento, a cui l'Immutabile, in quanto tale, non può essere sottoposto. Ma l'eternità (secondo la definizione di Boezio) implica appunto:
1) il non aver principio né fine; 2) il non esser sottoposti alla successione temporale. Dunque Dio è Eterno e fuori dal tempo.
14. Ciò che è eterno non può finire (se Dio volesse, anche il mondo potrebbe essere eterno, ma esso di per sé può finire, sempre se Dio lo vuole; mentre nulla può far finire Dio), dunque è anche necessario, cioè non può non esistere: pertanto Dio è Necessario (in tal modo, a partire dal risultato della prima via di Tommaso siamo giunti ad una coincidenza con il risultato della terza via, che dimostra l'esistenza di un Essere Necessario).
15. L'Immutabile è anche Atto-Attualità Puro, il che significa che non c'è qualcosa verso cui egli possa mutare, perché è già tutta la perfezione possibile (più precisamente: dire che Dio è Atto Puro significa che in lui non c'è potenza passiva, cioè la possibilità di diventare qualcosa, mentre – cfr. n. 4 – Dio è infinita onni-potenza attiva, cioè capacità di agire). Del resto, anche di un grande pensatore diciamo che «è tutto ingegno», così come diciamo che un uomo che ama molto «è tutto cuore»: sono espressioni che riflettono l'idea per cui tanto più una persona è attiva, tanto più tende a coincidere con la sua attività.
16. L'Atto Puro esclude da sé ogni divenire, ma non è qualcosa di morto, statico o inerte: al contrario è Vita allo stato pieno (cfr. già il n. 5), tutta quella che è possibile possedere.
IL TIMONE – Settembre/Ottobre 2007 (pag. 32-33)