Viviane Lambert ha rilasciato un’interessante intervista a Jeanne Smits di Life Site News (la prima dalla morte del figlio, avvenuta nel giorno di san Benedetto), in cui si trova conferma della sua viva fede, che le fa dire che la sua battaglia non è finita. E questo non per mero desiderio di giustizia umana bensì per risvegliare le coscienze, in primis di giudici e medici, anche a difesa dei circa 1.700 pazienti francesi che si trovano in condizioni simili a quelle di Vincent. Per il quale ieri è stata celebrata a Reims una Messa di requiem. Piccolo retroscena, Viviane racconta anche di un sms ricevuto da papa Francesco, «un messaggio toccante, molto personale».
«L’ANIMA DI VINCENT APPARTIENE SOLO A DIO»
All’intervistatrice che le chiedeva se ci fosse qualcosa che le desse ancora speranza dopo quanto successo, Viviane ha così risposto: «Questi ultimi giorni si sono susseguiti nella tristezza e nell’impotenza: siamo stati costretti ad assistere al crimine commesso su Vincent. […] È stato terribile per noi. Siamo scioccati e arrabbiati, e io sono ancora scioccata e arrabbiata. Fortunatamente, ho conservato la mia fede, altrimenti non saremmo tristi: saremmo disperati. Ma ho ancora speranza perché Vincent ora non appartiene più ai suoi carnefici, è sfuggito ai suoi carnefici con la sua morte, con la sua partenza verso Dio, e ora la sua anima appartiene solo a Dio. E questo è qualcosa che nessuno può portare via. È la mia speranza, la mia unica speranza».
IL DOTTOR SANCHEZ
La madre di Vincent ha rivelato che una settimana prima che il figlio venisse messo a morte aveva fatto un altro tentativo con il dottor Sanchez, responsabile del protocollo eutanasico: «Gli ho detto che l’unica sventura che gli potevo augurare era che Vincent lo svegliasse ogni notte, che avesse incubi, così da potersi finalmente pentire di quanto fatto. Spero ancora che se ne penta un giorno. Sul momento lui mi replicò: “Sia cristiana, signora”. Gli dissi: “Dottore, prego per lei ogni giorno”. E penso che non dovremmo dimenticare di farlo. Sono esseri umani […]. Cosa accadrà loro dopo la morte? Dobbiamo pregare per loro! […] Ho avuto un momento in cui non riuscivo, ero un po’ ribelle, ma l’ho superato».
«DOBBIAMO COMBATTERE PER LA FRANCIA»
Viviane descrive i giorni di agonia di Vincent, «completamente accasciato» (è rimasto senza cibo per nove giorni e senza acqua per sette). Eppure, al sentire le parole della mamma («siamo qui, Vincent»), «apriva le palpebre e ci guardava», per poi sprofondare di nuovo nella sua agonia. «Sì, per me è un martire della società», dice la donna rifacendosi alle parole usate da monsignor Bernard Ginoux, vescovo di Montauban. «Ora il Signore buono farà ciò che vuole fare con lui, ma ho molta fiducia», aggiunge la madre. «Sarà il mio angelo custode e forse anche della Francia. […] Ad ogni modo, combatterò fino alla fine. Non ho ancora finito. Mi riposerò. Ma combatterò contro questa legge criminale. Dobbiamo lottare per la Francia: la nostra Francia non merita questo, no».
IL MESSAGGIO DEL PAPA
Nei giorni più caldi della lotta di Vincent è mancato un forte intervento pubblico di papa Francesco, che però ha fatto arrivare il suo sostegno in privato a Viviane. «Sì, ho ricevuto una chiamata dal Papa. È stato il cardinale Barbarin a dirmelo: io non me n’ero resa conto. Il cardinale Barbarin mi ha chiamato diverse volte, da buon padre, molto paterno, e mi ha detto: “Ho visto il Papa e gli ho detto: Dobbiamo chiamare la signora Lambert”. Mi ha detto che dovevo guardare i miei messaggi recenti – non li avevo visti tutti, ce n’erano così tanti – e in effetti c’era un messaggio in italiano che è stato tradotto in francese per me. Un messaggio toccante e molto personale».
«UNA COSPIRAZIONE POLITICA»
Riguardo all’importanza di ottenere giustizia (tra le denunce presentate dai suoi avvocati c’è anche quella di omicidio premeditato), Viviane mostra di avere uno sguardo che va al di là del suo caso e della prospettiva terrena: «Non è giusto quello che è successo nei tribunali. C’è stata una cospirazione politica. La giustizia deve essere restaurata. Continuiamo a fidarci dei nostri avvocati. […] Se qualcosa può essere fatto, sarà almeno risvegliare le menti dei giudici. Perché altrimenti, dove finiremo? Oggi è Vincent. Ma gli altri? Gli altri 1.700 disabili come Vincent… e dopo loro, quelli con l’Alzheimer?».
LA FAMIGLIA DIVISA. E LA GRAZIA DI DIO
Viviane ricorda che da questa cospirazione, sfociata in un precedente giurisprudenziale pericolosissimo per l’intera Francia, la sua stessa famiglia ne è uscita divisa. «La nostra famiglia è stata manipolata. Si sono lasciati manipolare. Penso che alcuni di loro credano in quello che hanno fatto». E rammenta l’attivismo pro eutanasia del nipote di Vincent, Francois Lambert, che ora potrebbe rimanere «molto solo». «La nostra famiglia non sarà mai più la stessa, ahimè. Dovremo dare tempo alle cose, ma non siamo giovani… Possiamo solo affidare tutto alla grazia di Dio» (fonte).
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