Dalla fine di febbraio la Germania, e con lei l’intera Chiesa, è scossa dal dibattito sul tema dell’intercomunione: la quasi totalità dei vescovi tedeschi sarebbero infatti favorevole a concedere, in certi casi, al coniuge protestante di accostarsi alla Santa Comunione.
La delicata questione è anche stata al centro di un incontro avvenuto in Vaticano il 3 maggio scorso tra Papa Francesco, il cardinale Reinhard Marx, presidente della conferenza episcopale tedesca, il cardinale Rainer Maria Woelki e il vescovo Rudolf Voderholzer. A conclusione del colloquio il Pontefice non ha preso posizione, bensì ha rivolto ai prelati tedeschi l’invito a «trovare, in spirito di comunione ecclesiale, un risultato unanime, se possibile».
La questione rimane dunque ancora totalmente aperta, ma le voci contrarie – tra le quali ci sarebbe anche quella del Papa emerito Benedetto XVI – non smettono di farsi sentire. Il 5 maggio il cardinale olandese Willem Eijk aveva reso pubblica una lettera aperta con la quale esortava Papa Francesco a fare chiarezza, spiegando come l’intercomunione con i protestanti sia contraria sia al Catechismo della Chiesa Cattolica, sia al Diritto Canonico. Affermazione, questa, sottoscritta e riaffermata dal cardinale canadese Terrence Prendergast che, in un’intervista rilasciata al Catholic Register, ha affermato: «Il cardinale Eijk ha ragione quando dice che la questione dell’intercomunione è una questione dottrinale che non può essere risolta con una decisione isolata di una conferenza nazionale dei vescovi». E questo anche alla luce del fatto che «molti vescovi e cattolici nel mondo considerano sconsiderato e dottrinalmente impossibile quanto un certo numero di vescovi in Germania ha proposto».
«Ricevere l’Eucaristia», ha quindi proseguito con chiarezza Prendergast, «è intrinsecamente legato alla fede, alla mia fede personale e alla fede della comunità cui appartengo. Ciò che la maggioranza dei vescovi in Germania propone significa che una persona che non appartiene regolarmente alla Chiesa cattolica, forse ogni domenica, riceve l’Eucaristia nella Chiesa cattolica. Questo tipo di comunione aperta è contro l’insegnamento cattolico e, da ciò che vedo nelle congregazioni non cattoliche che seguono una disciplina di “comunione aperta”, è anche spiritualmente e pastoralmente infruttuosa”».
Nessuna concessione o apertura, dunque, anche oltreoceano la posizione è chiara e fedele alla dottrina. E questo anche nel popolo, come rileva il cardinale: «I cattolici in Canada generalmente sanno che ricevere la comunione richiede l’appartenenza alla Chiesa, tra le altre cose. Questa disciplina è ben nota e ampiamente apprezzata nelle nostre parrocchie».
Guardando il lato positivo, il tema dell’intercomunione sta dando l’opportunità alle persone di interrogarsi sull’importanza di ricevere la Santa Comunione e sull’incidenza che questo ha nella vita di ogni giorno e, come ha sottolineato ancora Prendergast, «sento che dobbiamo investire di più nel ricevere i sacramenti degnamente e fruttuosamente. Questo è vero per l’Eucaristia, ma anche per il Battesimo e la Cresima».
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