Potrebbe avere il sapore di un gesto audace, rispetto ai modelli relazionali della società di oggi, quello compiuto dalla Cattedra Internazionale di Bioetica Jérôme Lejeune che il prossimo 19 e 20 maggio, organizza a Roma, un convegno internazionale dal titolo Humanae Vitae, l’audacia di una enciclica sulla sessualità e la procreazione che, peraltro, è possibile seguire in diretta, come si legge sul sito dell’evento. Un riferimento eclatante, in una società come la nostra, quello a Humanae Vitae che è l’ultima e la più potente enciclica scritta da papa Paolo VI, pubblicata il 25 luglio 1968 ed è finalizzata a definire la dottrina sul matrimonio così come indicata dal Concilio Vaticano II.
Un documento che costò sofferenza e solitudine al Pontefice in quanto ribadisce con estrema chiarezza una verità incredibilmente scomoda: la natura e le finalità dell’atto matrimoniale, sottolineando i legami indissolubili voluti da Dio fra i due aspetti dell’atto coniugale ovvero unione e procreazione che portano alla conseguente messa al bando, da parte della Chiesa, dei metodi contraccettivi. La Cattedra Internazionale di Bioetica che organizza l’evento, riprende l’insegnamento di Paolo VI.
Diverse le tavole rotonde, una tra tutte La bellezza della castità. Humanae Vitae: segno e motore di una sessualità ordinata al bene argomento affidato a diversi relatori, tra cui la giornalista Costanza Miriano che ci spiega cosa si intenda per “castità” ovvero «Vivere la sessualità senza voler per forza possedere l’altro e mettere il proprio piacere al primo posto. È vivere la sessualità»- sottolinea la giornalista- «attraverso un progetto d’amore benedetto da Dio che significa giurarsi che ogni rapporto sia aperto alla vita. Insomma, una sessualità aperta al progetto di Dio».
Una visione da cui, tuttavia, non è affatto escluso il piacere, apparentemente esaltato oggi, ma mortificato, invece, da alcuni metodi contraccettivi e dall’approccio relazionale di non piena accoglienza verso l’altro che ne accompagna l’uso. Un obiettivo per tutti, non un cammino troppo alto, è questo il messaggio lanciato dal Convegno, da cui si guadagna la bellezza di una proposta, sottolinea Miriano di una sessualità «più ordinata, più attraente»- della quale – «non ci si stanca perché basata sulla ricerca di una comunione profonda e con la consapevolezza di star partecipando ad un progetto grandioso come quello di dare la vita».
L’intento dell’evento è, inoltre, anche quello di mostrare come la visione che la Chiesa propone della sessualità non si riduce ad un rigido elenco di regole, ma è una prospettiva più piena che abbraccia l’umano nella sua interezza. Una visione fatta, sottolinea la giornalista Costanza Miriano, «per il cuore dell’uomo che desidera essere amato totalmente e per sempre, al di là dei momenti di stanchezza. E la proposta della Chiesa risponde proprio al modo in cui siamo fatti».
L’Humane vitae è, inoltre, una sfida alla denatalità perché, continua Miriano «Se si pretende di essere pronti per avere un bambino, allora non lo si avrà mai. Lanciare il cuore oltre l’ostacolo è invece quello che ci propone l’insegnamento della Chiesa, perché Dio sa bene ciò che siamo o non siamo in grado di fare e ben conosce le nostre forze» (Foto: Imagoeconomica/Pexels.com)
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