Manco san Valentino. Neppure al giorno degli innamorati è stata risparmiata un’ondata di demenzialità, sfociata nell’assurda richiesta – indirizzata da Real Time all’Accademia della Crusca – di rendere neutro il termine «amore», richiesta avanzata impiegando come slogan «un’amore». Per carità, non è che da un canale televisivo vi sia da aspettarsi colpi di genio, ma che si dia di matto così platealmente, ecco, è abbastanza allarmante. Tanto più che non ci si è limitati a proporre follie, tentando pure di giustificarle in nome di «un amore universale, che certifichi la legittimità dell’amore, di ogni genere di amore».
Ora, la reazione istintiva, dinnanzi a farneticazioni simili, sarebbe – almeno la mia – di affannosa e furibonda ricerca di un oggetto contundente, così che chi non concepisce più un amore possa almeno capire l’esasperazione (che è sostantivo femminile, dunque non tacciabile di maschilismo, dico bene?), ma la fretta, si sa, è sempre pessima consigliera. Meglio dunque stare calmi, respirare, e provare pazientemente ricordare a voi, che dopo aver rinnegato i princìpi morali ora vi accanite pure contro quelli grammaticali, come vi sia ancora qualcuno, in giro, che ha ancora a cuore la lingua italiana. Sissignori, in fondo è amore anche questo. Abbiate rispetto.