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La crisi Ucraina e un cristianesimo malato
NEWS 24 Febbraio 2022    di Lorenzo Bertocchi

La crisi Ucraina e un cristianesimo malato

C’era una volta Giovanni Paolo II e la sua lezione sull’Europa che doveva imparare a respirare a due polmoni, quello Occidentale e quello d’Oriente. Il papa polacco, il cui ruolo nella caduta del Muro di Berlino è riconosciuto, aveva anche un’idea precisa della cultura europea e delle sue radici cristiane, di quell’unità che doveva sorgere dalla comprensione profonda di un’unità spirituale.

Per lui era «necessario» e «urgente» procedere quindi a un «avvicinamento tra il patrimonio spirituale dell’Oriente cristiano e la cultura occidentale, in una “Europa di sangue, di lacrime, di lutti, di rotture, delle crudeltà più spaventose”» (Giovanni Paolo II, Intervento al simposio “Ivanov e la cultura del suo tempo”, 28 maggio 1983) .

Questa lezione, oggi lo scopriamo con plastica evidenza, mentre le truppe russe avanzano in Ucraina, è stata disattesa. Non perché questo scontro abbia una sua primaria radice religiosa, le questioni sul tavolo sono soprattutto profane, ma in quanto le due culture non hanno saputo riscoprire davvero le proprie comuni radici.

I due polmoni sono gravemente malati. Attaccati da un virus che li ha resi bolsi, rattrappiti. Il livello di ossigeno spirituale è sotto la soglia di attenzione da tempo, purtroppo. Ad Est il virus si chiama nazionalismo, ad Ovest relativismo, due malattie che hanno rialzato il muro; più difficile da abbattere di quello fatto di mattoni.

Oggi le chiese, a partire da quella cattolica, hanno ridotto il loro peso spirituale e di conseguenza anche la loro forza diplomatica. La giornata di preghiera per la pace che papa Francesco ha istituito per il prossimo 2 marzo, inizio della Quaresima, è un gesto importante verso quanto sta accadendo in Ucraina, ma l’uomo non sa più pregare. Anche la pandemia, in un certo senso, lo ha mostrato: l’uomo non comprende più l’importanza di assalire il Cielo per implorare le grazie. I due polmoni sono malati.

Come insegnava Giovanni Paolo II, «l’uomo, icona di Dio, è colui che, in nome di tutta la creazione teofora, dice sì a Dio», allora «l’uomo riconciliato con se stesso e con tutta la creazione può così ricostituire l’essenziale comunità, la “Sobornost” degli uomini». La guarigione dei due polmoni spirituali non è laterale, ma essenziale ad una vera pace, ad una vera sobornost.


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