Come tante altre cose italiane, anche la Costa Crociere non è più italiana: la grande famiglia genovese di armatori l’ha ceduta tempo fa alla Carnival Corporation, una multinazionale del mare. E da tre anni a bordo non ci sono più sacerdoti: “Fra i servizi offerti ai clienti, quello della messa officiata dal cappellano non rientra fra le esigenze prioritarie: a chiederla sono in pochi. Nelle piccole cappelle di bordo, le messe feriali non sono seguite da più di una dozzina di persone. La comunità cresce nei giorni festivi, ma per questo si potrà ovviare con i sacerdoti che saliranno dai porti di arrivo”.
Sono una denuncia e un appello, quello che rivolge ai responsabili della compagnia Stefania Careddu, giornalista di Avvenire, nel suo libro “Preti di mare”, editore Palumbi. Di far tornare sulle navi che trasportano milioni di persone un sacerdote. “La nostra decisione è in linea con la situazione del mercato mondiale delle crociere in cui operiamo”, dichiaravano i responsabili, al momento di rendere nota la decisione. Limitando però il loro giudizio solo a quello che forse è il momento più evidente, dell’opera dei preti di mare, ma anche il meno profondo. Infatti è la presenza, il contatto con i viaggiatori e –soprattutto – con il personale di bordo l’apporto più ricco di questo apostolato. Fra l’altro una gran parte delle persone che lavorano a bordo di quei giganti da migliaia di posti sono cattolici: filippini, coreani, latino americani.
Non a caso il libro si apre con un dialogo, fra un anziano capitano e il suo nipotino. Il nipotino apprende di dover ringraziare proprio un prete di bordo se suo nonno fu un bravo papà. Perché proprio il cappellano lo aiutò a superare un momento di grande crisi, quando cominciò a pensare che il mare e la famiglia fossero incompatibili, due mondi impossibili da conciliare: “Quelle attese, che vivevo con trepidazione perché sapevo che sarei tornato a casa, mi apparvero ad un tratto lunghissime, interminabili. Non le sopportavo e nella mente si affacciava l’idea che forse non ero così tanto innamorato come pensavo. Più cercavo di respingerlo, più questo pensiero assumeva le sembianze della certezza. E, caro il mio Giuseppe, se non ci fosse stato ‘il don’ credo che tuo papà non sarebbe mai nato…”.
“Il don? Cosa ci faceva un prete sulla tua nave da crociera?”, chiede il bambino. “Devi sapere che sulle nostre navi c’era sempre un sacerdote. Era il cappellano di bordo, stava lì per noi, per l’equipaggio e per i passeggeri. Fu lui a capire cosa mi passava per la testa e mi impedì di mandare all’aria il mio matrimonio. Non solo: mi ascoltò, parlammo a lungo…”. E lo convinse a tener duro.
Monsignor Francesco Alfano, vescovo promotore dell’Apostolato del Mare della Conferenza Episcopale Italiana, rende omaggio al libro, che prova a descrivere la realtà delle crociere, e dell’opera dei cappellani di bordo, “senza cadere nell’idealità astratta e nemmeno nascondendone difficoltà e rischi. Ma non si può tacere quanto è accaduto grazie a un discreto numero di sacerdoti che si sono resi disponibili…Proprio in questo avvicinamento, fino alla condivisione gratuita e generosa, si è distinta l’opera dei cappellani di bordo. Ogni volta infatti che siamo accanto a un uomo o a una donna, di qualunque lingua cultura e religione, noi incontriamo Cristo. Questo racconto, presentato come un viaggio, pone interrogativi inquietanti riguardo al futuro: chi si prenderà cura di loro?”.
Stefania Careddu nel suo libro offre anche i dati dell’industria crocieristica, che muove nel mondo 23 milioni di passeggeri (con un incremento del 4%) e in Italia 10,4 milioni nel 2014 (in calo rispetto agli 11,3 milioni del 2013). Don Natale Ioculano, direttore dell’ufficio Cei, ha raccontato di essere stato colpito “dal silenzio dei marittimi” appena saputa la notizia che non ci sarebbero più stati i cappellani. Ribellarsi e rivendicare un diritto in un contesto come quello della nave non è facile. Purtroppo i marittimi, sulle navi crociera o cargo, non hanno quella voce che meriterebbero. Abbiamo proposto la nostra presenza gratis ma hanno risposto che non era un problema economico”.
Dal 2014 i cappellani sono stati sostituiti da manager esperti di risorse umane…