Capita poche volte di poter dare e commentare notizie di rilievo mondiale e cariche di alto valore morale: ecco, oggi è una di queste. La Corte Suprema Usa ha infatti da poco abolito la storica sentenza Roe vs Wade con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Stati Uniti. Tecnicamente, questa decisione – presa peraltro a larga maggioranza, con 6 voti a favore e 3 contrari – comporta un’affermazione molto chiara. I giudici hanno infatti stabilito, con il loro verdetto, che l’aborto «non è garantito dalla Costituzione».
A livello giuridico, questo significa che i singoli Stati saranno liberi di applicare le loro leggi in materia. Non solo: vuol dire che tutti quegli Stati che hanno applicato limiti pesantissimi all’aborto – come per esempio l’Oklahoma che, a fine maggio di quest’anno, lo ha vietato sin dal concepimento, permettendolo solo nei rari casi in cui è rischio la vita della madre – lo possono fare tranquillamente. Cosa accadrà dunque, dopo questa sentenza? Secondo alcune stime, almeno un quarto delle 800 cliniche per aborti americane chiuderanno i battenti.
Questo vuol dire che molti bambini saranno salvati dall’aborto. Ma vuol dire pure – ampliando gli orizzonti di valutazione – che gli Stati Uniti sono sì il Paese delle contraddizioni, ma anche di una libertà che altrove nel mondo occidentale oggi manca: quella di riconoscere, come in questo caso è stato fatto, che l’aborto legale è un errore e un orrore che può, anzi deve essere riconosciuto come alieno da ogni fondamento costituzionale. Un plauso, naturalmente, va in particolare ai sei giudici della Corte Suprema che hanno firmato il verdetto.
Con tutti i limiti della “democrazia” americana, in cui la libertà è un valore troppo assoluto e senza tanti contrappesi in merito al suo contenuto, in cui spesso le pressioni del deep state sono una realtà, in cui vige una strana teologia del benessere che ben poco ha di evangelico, in cui ci si ammanta di essere esportatori di libertà senza troppo andare per il sottile, ecco in questa “democrazia” può accadere ciò che è accaduto oggi. In quale altro Paese una Suprema Corte ha la forza di esprimersi contro il proprio Presidente, contro il partito che lo rappresenta, contro la cultura egemone?
Quando a fine maggio il sito Politico aveva anticipato che la Roe vs Wade avrebbe potuto essere cestinata, è accaduto il finimondo: proteste, manifestazioni violente, c’è persino chi si è messo sulle tracce delle abitazioni dei giudici per fare loro la pelle. Eppure la Corte non ha ceduto, vincendo fino in fondo non solo contro l’aborto ma anche contro la cultura dominante e i suoi ricatti. Che dire: il giorno del Sacro Cuore di Gesù è davvero un giorno che sa di vita. Un giorno in cui il vento culturale cambia giro.
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