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22.12.2024

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La conversione della principessa Alexandra e la plurisecolare legge anticattolica
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5 Ottobre 2018

La conversione della principessa Alexandra e la plurisecolare legge anticattolica

Oggi si fa un gran parlare di «uguaglianza», non di rado strumentalizzando il concetto, ma la notizia dell’esclusione della principessa Alexandra di Hannover dalla linea di successione al trono britannico, che circola da almeno una settimana su social media e siti più o meno di nicchia, non ha destato fin qui l’interesse della stampa che conta. Il motivo dell’esclusione della diciannovenne Alexandra, nata in Austria e figlia del principe Ernesto Augusto V di Hannover e della principessa Carolina di Monaco, è la sua recente conversione alla fede cattolica (la stessa professata dalla madre), con conseguente abbandono del luteranesimo, cioè del credo in cui era stata battezzata.

La principessa – che nella sua genealogia conta tra i nonni materni Ranieri III di Monaco e Grace Kelly, mentre nella linea paterna ha per suoi antenati il kaiser Guglielmo II (suo trisnonno) e la regina Vittoria – ha il titolo di Sua Altezza Reale e rimane comunque nella linea di successione al trono monegasco, dove occupa il 12° posto. Ama il pattinaggio di figura e lo pratica da anni, tanto da aver rappresentato il Principato di Monaco in competizioni internazionali, e ha finora mostrato un’indole piuttosto incline alla riservatezza, evitando il protagonismo sui social network (nemmeno usa Instagram e Twitter) e gli altri eccessi di personaggi altolocati che riempiono le pagine dei giornali di gossip.

La giovane è stata estromessa dalla linea di successione al trono del Regno Unito come avviene ininterrottamente per tutti i cattolici dall’epoca dell’Act of Settlement del 1701, diretta conseguenza di quella che la storiografia inglese maggioritaria chiama «Gloriosa rivoluzione» (1688-1689), che causò il rovesciamento e l’esilio del cattolico Giacomo II, nonché l’uccisione di molti che ne condividevano la fede. Questi eventi affondano evidentemente le loro radici nello scisma causato da Enrico VIII nel 1534, quando il re (volendo divorziare dalla moglie legittima per unirsi in seconde nozze ad Anna Bolena) si fece proclamare dal parlamento inglese capo supremo della Chiesa d’Inghilterra, rigettando l’autorità del papa e rompendo quindi la comunione con Roma. In seguito all’Accordo di Perth del 2011, che ha prodotto cambiamenti legislativi entrati in vigore quattro anni più tardi, gli eredi al trono britannico possono sposare fedeli cattolici, ma è rimasta la norma che impedisce al sovrano regnante di professare la sua adesione alla Chiesa cattolica.

In concreto cambia pressoché nulla per i diritti regali di Alexandra, che aveva davanti a sé altri 418 legittimi pretendenti alla corona messa sul capo di Elisabetta II ormai 65 anni fa, ma rimane il fatto che un Paese spesso celebrato dalle élite, a volte con merito altre per convenienza e pregiudizi ideologici, abbia da più di tre secoli una legge così importante che discrimina i cattolici, secondo una sorte che all’inizio di questo millennio è capitata anche a un altro convertito illustre, Lord Nicholas Windsor (cugino di secondo grado di Elisabetta II). Certo, la monarchia inglese non ha lo stesso peso politico del passato, ma la sua influenza culturale continua a essere forte, come ha ricordato padre Alexander Lucie-Smith in un commento sul Catholic Herald: «Nella moderna Gran Bretagna, tantissime persone che non sanno chi siano i loro cugini di secondo grado potrebbero declamare una lista [dei successori] della Regina».

La particolare storia di Alexandra, aggiunge il sacerdote, «ci ricorda anche qualcos’altro: la Gran Bretagna è ancora un paese ufficialmente anticattolico, in quanto ha leggi che discriminano (sebbene solo in teoria) contro i cattolici». I quali in concreto non possono divenire capi di Stato (carica ricoperta dal sovrano nel Regno Unito) «perché lo stato è uno stato protestante». Si spera che questo retaggio anticattolico venga superato ma intanto si può gioire per la scelta di Alexandra di far parte della Chiesa, fondata su Pietro da Nostro Signore.

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